Tutte le mattine esco di casa con il cane. Una volta su tre rientro dopo qualche secondo per prendere la mascherina che avevo dimenticato. Poi riparto e il cane saltella di felicità perché gli sembra di essere uscito due volte. Poi lui fa il suo dovere nei giardinetti e alla fine andiamo dal panettiere all’angolo per comprare una brioche. Ne prendo di più se a casa ci sono anche i figli e se non sono in regime alimentare a me sconosciuto e alla banale domanda «vuoi una brioche?» non mi hanno risposto con un «ma no!» pieno di sdegno. Come se gli avessi proposto un panino con il lampredotto e salsa verde abbondante per colazione. Compro anche il pane e pago il conto con una app che fa da borsellino elettronico, con due click sullo smartphone. Io l’avevo installata anni addietro, per umiliare i figli nativi digitali sbattendogli in faccia quanto è avanzato il babbo in materia di denaro elettronico. Poi non l’avevo mai usata. Poi ho visto che il panettiere la accettava. Mi ha spiegato che per lui è comodissima: sulle piccole cifre, che sono la sua maggioranza, non paga nessuna commissione e incassa alla svelta il mio euro e venti per la brioche con crema, deliziosa. Mi ha anche detto che adesso con questa pandemia il borsellino elettronico piace sempre di più: non passare da una mano all’altra né denaro né carta di credito rassicura tutti.
Poi è arrivato il cashback di Stato. È quel meccanismo che ti rimborsa il 10% di quello che spendi se paghi con il bancomat, la carta di credito o l’app. Ma solo nei negozi fisici e fino al massimo di 150 euro. C’è tempo fino a fine giugno e per incassare il tuo 10%, devi fare almeno 50 operazioni. Quindi ho installato un’altra app – si chiama Io – ci ho registrato il mio bancomat e l’app di pagamento e mi sono di nuovo vantato con i figli di averli ancora una volta superati in modernità tecnologica. Al momento ho fatto 74 operazioni, sono dentro, e ho accumulato un cashback di 34 euro che dovrei incassare ad agosto e che medito di convertire in brioches appena il panettiere riapre dalle ferie.
Poi, guardando meglio dentro l’app Io, ho scoperto che c’è un altro concorso. È il super cashback e darà un premio di 1.500 euro ai primi centomila cittadini che avranno fatto più transazioni digitali. Così mi sono fatto trascinare nel vortice delle operazioni. Perché conta quante ne fai, non l’importo. Così esco di casa un po’ prima, prendo la brioche e chiedo: «Il pane arriva più tardi vero? Me ne tiene uno che ripasso? Intanto le pago la brioche». Il panettiere, che è persona gentile, mi dice: «Non vuol pagare tutto insieme dopo?». Io rispondo «no! no!», terrorizzato dalla possibilità di perdere una transazione, e pigio sullo smartphone. Lui mi guarda con occhi pieni di pena.
Oggi mia moglie mi ha chiesto di prendere anche lo yogurt. «Già che vai ancora dal panettiere», ha detto con un tono di critica neanche troppo velata. Io ho fatto finta di nulla perché ho un compito alto davanti che si chiama super cashback. Adesso sono davanti al panettiere. Ho avuto il solito filoncino e alla domanda «serve altro?» dirò: «No grazie». Pagherò e poi, da consumato attore, pronuncerò la frase che mi sono preparato: «Lo yogurt, ho dimenticato lo yogurt. Quanto le devo?».
Salvatemi dal super cashback.

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