«Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso.» Francesco Petrarca.

Sulla porta di quella che è considerata la prima biblioteca della storia umana, fondata, secondo la tradizione, nel IV secolo a.C. a Tebe, città egizia, capitale faraonica dalle cento porte, era incisa la scritta: psychès iatreion, ovvero luogo di cura per l’anima o medicina per l’anima. Che cosa era il luogo di cura e cosa la medicina per l’anima? La biblioteca, con i suoi  libri, naturalmente. La biblioteca sacra di Ramses. Lo racconta lo storico greco Ecateo di Mileto, giunto lì dopo lungo viaggio. Sono passati un po’ di anni, è ancora vero che i libri servono a curarci? E se sì, come mai si continua a registrare un calo di lettori? Vogliamo ammalarci? Non vogliamo guarire?

La giornata mondiale del libro si è celebrata il 23 aprile e i dati snocciolati per l’occasione dall’Istat e relativi all’ultima indagine italiana che risale al 2016 sono questi: lettori il 40,5% della popolazione, le donne in testa così come i giovani tra 11 e 14 anni. Dopo, il buio. C’è da dire che questi dati non tengono conto del fatto che in realtà si legge moltissimo e moltissimo si scrive, solo che non si leggono libri, ma status. Il rapporto con un libro è un’altra cosa, una relazione intima, una conversazione silenziosa (ma anche ad alta voce, perché no?) che ha luogo in barba alla distanza geografica e temporale: i morti parlano con i vivi e viceversa, le distanze vengono annullate. La magia della lettura è questa. Lo so, gli inviti alla lettura sono stucchevoli, sono noiosi, sono vecchi, sono una barba, soprattutto sono inutili, è che la magia della lettura non è una cosa che fa i botti, i fuochi artificiali, le scintille e che è facile da mostrare; per vederla, bisogna provarla e io non mi stanco di leggere a voce alta ovunque vada, anche solo tre righe, per provare a far entrare in quella magia chi non ci è mai entrato.

Maggio è tradizionalmente il mese del Salone del libro di Torino – quest’anno, il 31°, il tema sarà il futuro e verrà interrogato ponendo 5 domande essenziali: Chi voglio essere? Perché mi serve un nemico? A chi appartiene il mondo? Dove mi portano spiritualità e scienza? Cosa voglio dall’arte?

Con il titolo “Un giorno tutto questo” e l’immagine del fumettista e illustratore Manuele Fior che ritrae una donna (l’età è indefinibile, potrebbe essere una ragazza, ma anche una donna di mezza età) di spalle che guarda fuori da una vetrata il mondo davanti a lei e ha in mano un piccolo libro con il dorso rosso. Un amuleto. Un’arma. Un dizionario. Un binocolo. Una lente. Nutrimento, mappa e bussola. L’unica cosa davvero utile per fare un passo nel futuro: la conoscenza, lo scambio di pensiero. Quella donna con un libro in mano potrebbe sembrare anacronistica, e invece non lo è: quando mi capita di avere fantasie nere da imminente fine del mondo penso che tra tutte le cose, l’ultima a sparire sarà un libro e da quello si ricomincerà, sperando che sia bello.

Tag: lettura, salone del libro, libro, biblioteca

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