Il cavolo trunzu è un cavolo rapa (Brassica oleracea var. gongylodes) coltivato da sempre nel catanese, in particolare negli orti di Acireale e delle località vicine. È di piccole dimensioni ma è riconoscibile in particolare perché la parte edule, presenta striature violacee, comune a molti ortaggi coltivati nei terreni lavici dell’Etna. Contiene molti minerali e vitamine e la ricerca medica attribuisce a questi ortaggi anche una forte azione detossificante importante per prevenire l’insorgere di forme tumorali. Proprietà esaltate dai terreni di particolare qualità e dell’ambiente in cui viene coltivato.
Già dalla prima metà del Novecento il cavolo trunzu (il nome riprende un epiteto con il quale i catanesi prendono in giro gli abitanti di Aci) era protagonista sui mercati ortofrutticoli della vicina città capoluogo. Negli anni Quaranta la coltivazione del cavolo è diminuita, soppiantata da produzioni più redditizie. Nel secondo dopoguerra le aree coltivate vicino alla città di Catania in generale sono diminuite, la città si è allargata a dismisura e oggi nell’area storica di produzione gli orti coltivati a cavolo trunzu non raggiungono l’ettaro di superficie, e molte coltivazioni si sono estese anche in altre aree dell’Etna. Il mercato catanese richiede questa specialità ma le tecniche di coltivazione sono cambiate, i cavoli spesso sono eccessivamente spinti con concimi chimici e, per questo si ottengono anche tre raccolti l’anno, quando in passato se ne otteneva uno, massimo due.
Al momento il Presidio Slow Food coinvolge un solo produttore biologico che sta cercando di coinvolgere altri coltivatori dell’area storica disponibili a seguire regole di coltivazione improntate alla sostenibilità e salubrità. L’obiettivo è costituire un’associazione e presentarsi sul mercato spuntando un prezzo migliore rispetto a quello odierno che non rende giustizia alla bontà di questo ortaggio. Il cavolo trunzu è molto apprezzato nella cucina catanese: si consuma sia crudo, in insalata, sia saltato con la pasta oppure in una variante della pasta con le sarde. Anche le foglie sono buone. Responsabile del presidio: Annamaria Grasso, tel. 339 3277662 agrasso.slowfood@alice.it
Slow Food: Il cavolo alle pendici dell’Etna

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