Conoscete l’Artusi? Si chiamava Pellegrino e nacque a Forlimpopoli il 4 agosto 1820, da un’agiata famiglia di commercianti e possidenti; nel 1851, dopo un’aggressione subita da parte della banda del Passatore, il brigante Stefano Pelloni, si trasferisce con tutta la famiglia a Firenze. Qui visse senza problemi economici, grazie anche alle rendite dei possedimenti romagnoli.
Assieme a lui i due gatti Biancani e Sibillone, la cameriera-cuoca Marietta Sabatini e il cuoco Francesco Ruffilli, che gli resteranno accanto fino alla morte, avvenuta il 30 marzo 1911, a 90 anni. Pellegrino era un intellettuale colto e raffinato, amico di studiosi fra i quali l’antropologo Paolo Mantegazza, scrisse un’eccellente biografia del Foscolo e un saggio sulle lettere del Giusti. Si dedicò con passione alla stesura del suo testo La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene: un libro di cucina innovativo, destinato non solo ai cuochi, come era avvenuto fino a quel momento, ma anche a coloro che si dilettavano di cucina, a qualsiasi livello. Come dimostra questa ricetta.
Zuppa tartara
Ingredienti: 200 gr di ricotta di mucca, 30 gr di zucchero a velo, marmellata di pesche o albicocche, savoiardi e alkermes q.b., 6 cucchiai di latte, un pizzico di cannella.
Lavorate la ricotta con il latte e lo zucchero a velo, finché non divenga morbida; unite un pizzico di cannella; prendete uno stampo da budino e foderatelo con pellicola o carta da forno, prima di disporre i savoiardi imbevuti nell’alkermes fino a foderarlo completamente. Unite la ricotta, altri savoiardi, la marmellata e così via fino a riempire completamente lo stampo, avendo cura di terminare con i savoiardi. Lasciare in frigo almeno due ore prima di servire.
ottobre 2014 – fonte: Informatore