Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, recita un proverbio africano, ma di certo almeno due persone sarebbero il minimo. Il paese della mamma e dei mammoni, invece, non è (ancora) un paese per mamme. E lo è ancora troppo poco per papà. Nel 2020, in Italia, più di sette volte su dieci i neogenitori che si sono licenziati erano donne, quasi sempre per l’impossibilità di gestire insieme lavoro, cura della casa, dei bambini e degli anziani. Perché, secondo l’Istat, anche quando nella coppia hanno entrambi un impiego, è lei a sobbarcarsi il 65% del tempo del carico di lavoro familiare, contro il 35% di mariti e compagni. Cervelli in fuga verso biberon e fornelli, perchè le donne — equilibriste tra il lavoro fuori e di quello dentro casa, aggiuntivo e non retribuito — vanno in burn-out: si esauriscono sul piano emotivo, fisico e mentale. Oppure, se “tengono botta”, devono ingoiare il rospo di occupazioni a termine o meno remunerative e restare al palo nella carriera, barcamenandosi nell’iperattività quotidiana.
Ma cosa succederebbe se provassimo a fare a metà delle faccende domestiche e, fin dall’arrivo del bebè, anche il padre fosse chiamato a prendere un congedo di paternità di qualche mese per preparare pappe e cambiare pannolini, essendo pienamente parte della vita familiare?
Quando è anche il papà a prendersi cura dei nuovi nati migliorano le relazioni nella famiglia e di coppia, e perfino il neonato è più in salute. Così aumentano le madri che possono continuare a lavorare e contribuire alle finanze di casa, e diminuisce il rischio di povertà. Mentre gli uomini scoprono una dimensione emotiva e personale appagante. Insomma, se anche lui fa la sua parte nasce anche una famiglia più equa per tutti e forse anche più felice. Che cambia la società: «Se i compiti domestici sono ripartiti in modo più equo all’interno della famiglia — ha detto la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde — i figli crescono con un’idea dei ruoli più paritaria rispetto alle generazioni precedenti». L’esempio conta, e una nuova economia domestica avrebbe effetti positivi per tutti. Vediamo perché.
Sono brave, ma… Il consorzio interuniversitario Almalaurea, che ha appena diffuso una ricerca in proposito, afferma che “in Italia nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati, con performance pre-universitarie e accademiche migliori di quelle dei colleghi uomini. Eppure, questi ultimi sono più valorizzati sul mercato del lavoro e occupano professioni di più alto livello”.
In soldoni: a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più (tra i laureati di primo livello 1.374 euro per le donne e 1.651 euro per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente 1.438 euro e 1.713 euro). Sono soprattutto loro a occupare professioni rilevanti, di tipo imprenditoriale o dirigenziale, a elevata specializzazione come quelle nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Mentre spesso la professione si “eredita” dai genitori. Specie per i maschi.
Pesa sulle donne l’aspettativa che certi mestieri non siano adatti a loro e che, prima o poi, sarà una lei a doversi caricare il grosso della cura della casa e dei familiari. E infatti, attesta Almalaurea, quando arrivano i figli il divario retributivo si amplia, e le donne restano ancora più indietro… Anche perché in Italia la rete dei servizi e dei sostegni pubblici resta deficitaria. Non c’è da sorprendersi, allora, che le nascite continuino a scendere e la popolazione ad invecchiare.
Secondo il Rapporto annuale Istat 2021, fra chi ha figli con meno di 14 anni quasi 7 donne su 10 faticano a conciliare lavoro e famiglia, una quota che scende a poco più di 4 su 10 per gli uomini. Ben l’11% delle italiane con almeno un figlio non ha mai lavorato, proprio per prendersene cura.
Coop: facciamo a meta?E se provassimo a disinnescare almeno in parte lo svantaggio che pesa sulle donne, partendo proprio dalle culle e dalle nostre case? Ricomincia da qui la sfida di Close the gap, la campagna di Coop varata lo scorso anno per le pari opportunità e l’inclusione.
Portata “a casa” la riduzione dell’Iva sugli assorbenti, al centro della campagna dello scorso anno e varata dal Governo con l’ultima finanziaria, nel 2022 Coop lancia, per l’8 marzo, una nuova Agenda rosa e la campagna che invita a “fare a metà” dei compiti familiari con l’hashtag #allapari: «Il modo migliore per festeggiare la Festa della Donna è iniziare, nel concreto della vita di tutti i giorni, a farsi carico insieme di obblighi e doveri — dice Marco Pedroni, presidente di Ancc Coop e di Coop Italia —. Il nostro obiettivo è incentivare il riequilibrio dei ruoli tra i genitori, ma anche, più in generale, sostenere una ripartizione equa dei compiti tra uomini e donne nella gestione di casa e figli: a metà tra mamma e papà». Come? «Le iniziative in programma — spiega l’amministratrice delegata di Coop Italia, Maura Latini — agiscono su due fronti: il nostro appoggio alla petizione online su Change.org a sostegno del congedo di paternità promossa dall’associazione Movimenta, e una serie di iniziative di formazione e sensibilizzazione, simboliche e concrete, che partono dai lavoratori e dai fornitori Coop e coinvolgono soci e consumatori anche nei punti vendita».
E per rendere più visibile questa adesione ai temi della parità anche nell’ambito dei lavori di cura, in occasione della Festa del Papà il prossimo 19 marzo (e a seguire la Festa della Mamma a maggio) arrivano in un numero considerevole di punti vendita Coop dei prodotti iconici scontati al 50%, un richiamo concreto al fare a metà. Dal 17 al 19 marzo saranno le salviettine per bambini Crescendo in una edizione speciale a portare il messaggio di sensibilizzazione sulla necessità di fare #allapari. Un’iniziativa che tornerà, con un altro prodotto significativo, per la festa della mamma, a maggio. E poi: formazione ad hoc per dipendenti e imprese, con la prima edizione del Premio Close the Gap, che riconosce le migliori pratiche delle aziende fornitrici di prodotti Coop in fatto di parità e inclusione.
La petizione su change.org La sensibilità sul tema sta crescendo. Negli ultimi anni in Italia il numero di uomini beneficiari del congedo parentale è quasi raddoppiato, passando dai 73 mila del 2015 ai 135 mila del 2019, secondo gli ultimi dati dell’Inps. Intanto, dal 2017 ad oggi, i neo papà italiani che hanno un lavoro dipendente sono passati per legge da 2 a 10 giorni di congedo di paternità obbligatorio retribuiti al 100%. Ancora non molti, rispetto ai cinque mesi della madre, tanto che ci sono alcune proposte di legge per innalzarlo fino a tre mesi anche per i papà. C’è poi il congedo parentale facoltativo, con stipendio ridotto al 30% o azzerato, a seconda dell’età del bambino, per un totale fino a 10 mesi per entrambi i genitori; ma i padri che lo utilizzano sono mosche bianche.
L’associazione Movimenta — laboratorio di attivismo civico e politico che punta a riavvicinare i cittadini alle scelte politiche — ha varato così una petizione online su Change.org per accelerare la “svolta” delle leggi: «La petizione “Genitori #allapari: aumentiamo il congedo di paternità” — spiega Valeria Ronzitti, membro del Direttivo di Movimenta e coordinatrice della campagna — ambisce a far approdare nella prossima legge di Bilancio un congedo di paternità più lungo, retribuito al 100%, indipendentemente dal tipo di contratto e di lavoro svolto dal neo papà. Vogliamo incoraggiare neo e futuri papà a rivendicare il diritto ad un congedo retribuito, e mostrare alle aziende l’opportunità che un tale provvedimento rappresenterebbe per la loro produttività. Questa è una delle campagne di Movimenta che mirano a modernizzare la società e costruire un nuovo paradigma su cui basare la ripresa post pandemica e un modello di crescita inclusivo ed egualitario». La campagna di Movimenta è corale, e include realtà affermate come ProgressiveActs o nascenti come Papà Pinguino.
In natura, sono i pinguini i papà più attivi e premurosi, che allevano alla pari insieme alla madre i propri piccoli. Da qui la scelta di un gruppo di giovanissimi appassionati di politica e di battaglie civili di creare questa community su Instagram, dedicata alla promozione del congedo di paternità. Sarà proprio Papà Pinguino a sostenere, con Coop e Movimenta, la campagna di sensibilizzazione per dare tempo e valore all’essere padri.