Gli “ingredienti” di base non cambiano: bontà, convenienza, sicurezza, etica, ecologia e trasparenza. Per tutto il resto, la rivoluzione è appena iniziata. Entro due anni troveremo sugli scaffali della Coop circa 5 mila nuovi prodotti a marchio, che cambieranno completamente l’assortimento di oltre 1.100 punti vendita di 79 cooperative di consumatori in 18 regioni d’Italia. Una svolta senza precedenti, nella grande distribuzione, che trasformerà la metà dell’offerta Coop – tra riformulazioni, modifica delle confezioni e nuove proposte – e darà ai consumatori la massima scelta.
Quella Coop diventerà una vera e propria marca, pronta a rispondere al meglio a bisogni sempre più personali e diversificati delle famiglie con una scelta ampia e ricca, in tutte le fasce di prezzo. Dai prodotti di base semplici e molto economici (dove, comunque, la qualità Coop è sempre garantita) al biologico, dalle eccellenze gourmet fino alle linee funzionali per particolari esigenze di gusto, salute e benessere.
Coop si estenderà così anche in “nicchie” della spesa del tutto inedite, con prodotti per occasioni di consumo specifiche, con materie prime o formule nutrizionali particolari… Un primo assaggio della rivoluzione in arrivo si era visto a fine 2021, con il debutto della nuova linea di pomodori e derivati. Passati da 22 a oltre 40 referenze, sono stati accolti nei primi due mesi da un +8% di vendite.
Colazione, bevande, pasta, primi… Tra maggio e giugno tocca alla prima colazione come vero e proprio pasto di inizio della giornata, declinata in tutte le sfumature del gusto. Per esempio, sugli scaffali stanno arrivando ben 57 varianti di caffè Coop, che offrono una “tazzina” per ogni esigenza di piacere e di consumo. Mentre le bevande vegetali sono già passate da 10 a 21. Durante l’estate sarà la volta delle bevande alcoliche e analcoliche, la pasta, i primi piatti e i condimenti… Il conto alla rovescia prevede l’arrivo di 1.600 nuovi prodotti già entro la fine di quest’anno.
Uno sforzo enorme e un progetto unico in Italia e probabilmente in Europa, per estensione e metodologia utilizzata, che ha preso il via prima della pandemia ed è stato sviluppato, visti i numeri, in tempi record. Un processo che non riguarda solo i prodotti, ma disegna un modo nuovo di essere cooperative di consumatori.
«Quella che ci accingiamo a giocare è una partita decisiva ‒ è la spiegazione di Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) ‒. Si tratta di un progetto preparato da tempo e che guarda alla Coop e ai soci del futuro. Pensavamo di attuarlo in un contesto diverso ma che a maggior ragione, in questa fase di forte inflazione e di guerra, vogliamo rispondere ai bisogni dei consumatori, delle famiglie e anche delle fasce più deboli della popolazione, affinché tutti possano permettersi prodotti di qualità a prezzi accessibili».
I prodotti a marchio Coop restano infatti un baluardo per la difesa del potere di acquisto, dato che permettono alle famiglie di risparmiare il 25-30% rispetto alla marca industriale, garantendo qualità e nuove prestazioni: «Allargare la presenza di Coop sullo scaffale significa offrire alle persone più libertà di scelta sia in termini di tipologia di prodotti, che di posizionamento di prezzo. Un valore indubbio di fronte a un’inflazione crescente che sta già determinando impatti negativi sul carrello della spesa».
La carica dei 250 nuovi fornitori A oltre 70 anni di vita (la ripercorriamo nel piede di queste pagine) oggi i prodotti Coop sono il 30%, con un fatturato di circa 3 miliardi di euro, ed il 40% della parte alimentare proviene da filiere a completa tracciabilità (un unicum in Italia).
Già oggi si tratta di un’offerta ricca e articolata, con ben 15 linee, alcune delle quali vantano primati lusinghieri. Come i prodotti Vivi verde, che con quasi mille referenze è il primo brand del biologico venduto nella grande distribuzione in Italia e non ha mai cessato di crescere durante la pandemia, con un trend a valore del +6%. La rivoluzione in arrivo punta a raddoppiare il fatturato del prodotto a marchio nell’arco dei prossimi quattro anni, passando dagli attuali 3 ai 6 miliardi, su un giro d’affari di 14,4 miliardi di euro.
Questa svolta porterà con sé anche una crescita altrettanto importante della rete dei fornitori che realizzano i prodotti a marchio Coop, in massima parte italiani e per l’80% di piccole e medie dimensioni. Alle oltre 500 imprese fornitrici storiche se ne aggiungeranno altre 250, chiamate a garantire i requisiti irrinunciabili di Coop, a partire dalla sostenibilità e dalla trasparenza delle filiere. Dando una bella spinta anche all’agroalimentare italiano.