Anche per merito dell’Expo, anche al grande pubblico nei mesi scorsi è capitato di sentir parlare di insetti, cavallette, alghe o altri “strani” cibi che per quanto appaiano a noi europei qualcosa di stravagante e lontano, sono invece dieta tradizionale in tante altre parti del mondo (dall’Asia all’Africa e al Sud America). Così come si parla sempre più spesso di bistecche clonate o di nuovi alimenti frutto di ricerche e sperimentazioni (legate ad esempio alle nanotecnologie). Nel parlare di questi argomenti si mescolano il fondamentale dibattito sul come produrre alimenti in grado di nutrire una popolazione mondiale destinata a crescere, al fare ciò in maniera sicura, salutare per le persone e sostenibile per l’ambiente. In più esistono aspetti etici complessi e problematici che vanno monitorati e approfonditi con grande cautela.
Nuovo regolamento UE Per questo è bene che si ponga la dovuta attenzione alle nuove normative che l’Unione Europa ha varato (e che entreranno in vigore dal 1 gennaio 2018) a proposito di quelli che tecnicamente vengono chiamati Novel Foods. La nuova normativa ridefinisce la procedura di valutazione ed autorizzazione alla commercializzazione nell’UE dei «nuovi alimenti» («novel foods») che venendo centralizzata sarà anche velocizzata. È prevista anche una procedura semplificata di immissione sul mercato comunitario dei prodotti alimentari tradizionali provenienti da Paesi terzi qualora si possa dimostrare una storia di uso sicuro di quell’alimento per almeno 25 anni nella dieta abituale di un numero significativo di persone.
Il nuovo regolamento definisce come “novel foods” gli alimenti non consumati in misura significativa nell’UE prima del maggio 1997, quindi si sta parlando di prodotti alimentari nuovi e innovativi o derivati dall’applicazione di nuovi processi di produzione e tecnologie.
Sono state infatti aggiornate le categorie di alimenti che costituiscono i “novel foods” e tra questi ad esempio ci sono: gli insetti interi e le loro parti, gli alimenti con una struttura molecolare nuova o volutamente modificata, gli alimenti da colture di cellule o di tessuti, alimenti vegetali, oppure ottenuti da microorganismi, funghi, alghe o materiali di origine minerale, gli alimenti di origine vegetale ottenuti con pratiche non tradizionali di riproduzione, gli alimenti costituiti da nanomateriali ingegnerizzati, gli alimenti costituiti da micelle o liposomi. Rimangono invece esclusi dall’ambito di applicazione gli alimenti geneticamente modificati, gli enzimi alimentari, gli alimenti utilizzati esclusivamente come additivi, gli aromi alimentari, i solventi di estrazione.
Coop condivide le finalità del nuovo regolamento che intende agevolare l’introduzione di prodotti alimentari nuovi ed innovativi sul mercato della UE offrendo una maggiore scelta ai consumatori: i novel foods rappresentano certamente una interessante opportunità di mercato. È però fondamentale una attuazione della norma che garantisca sempre un elevato livello di sicurezza degli alimenti.
Insetti, alghe e c. In relazione alla procedura semplificata di immissione sul mercato comunitario dei prodotti alimentari tradizionali provenienti da Paesi terzi, Coop ritiene serva un elevatissimo livello di attenzione e condivide le perplessità emerse in merito al fatto che un consumo per 25 anni in un paese fuori dall’Europa possa essere sufficiente per ritenere inutili ulteriori controlli. Considerando le loro potenzialità come Coop siamo convinti che sia opportuno avviare un ragionamento concreto sulle possibili applicazioni in campo alimentare degli insetti, naturalmente definendo le regole e le buone pratiche che evitino rischi sanitari.
Cautele sulle nanotecnologie In relazione ai nanomateriali ingegnerizzati Coop sta seguendo con interesse l’evolversi delle ricerche scientifiche, in quanto ritiene di estrema importanza la ricerca per lo sviluppo di nuovi materiali ma mantiene un atteggiamento di cautela in merito alle applicazioni in taluni ambiti (ad es. quello alimentare) in quanto ad oggi restano da colmare lacune di conoscenze circa l’impatto di queste tecnologie sulla salute umana e sull’ambiente.
Carne clonata, Coop non la utilizzerà Sul fronte del benessere animale, la clonazione potenzialmente evidenzia diverse criticità perché produce effetti negativi sia per le madri surrogate sia per i cloni. Da non sottovalutare è poi l’impatto che questa pratica avrebbe in tema etico e di biodiversità. Coop non utilizza e non intende utilizzare, in coerenza con un principio di cautela per i propri prodotti a marchio carni provenienti da animali clonati. Consideriamo però corretto l’obbligo previsto dal nuovo regolamento per una appropriata etichettatura del prodotto stesso che ne evidenzi la natura specifica.