Quando la piccola Talwasa, che arriva dall’Afghanistan, stava preparando il suo disegno di benvenuto ai bimbi ucraini profughi in Polonia, ha domandato di quali colori fosse la bandiera russa. Perché? le ha chiesto Gosia, la responsabile della Scuola della Pace della Comunità di Sant’Egidio a Varsavia. “Perché per fare la pace bisogna essere in due!”, ha spiegato lei con la saggezza dei suoi dodici anni. Bisognerà essere molti di più, come sta dimostrando l’orrore per la tragedia della guerra in Ucraina e l’ondata di solidarietà che si è sollevata nel mondo e in tutta Italia. Associazioni, parrocchie, istituzioni, imprese, scuole, famiglie, semplici cittadini si sono attivati per sostenere la pace, raccogliere beni e donazioni, soccorrere gli sfollati, offrire le proprie case e dare rifugio a donne e bambini, accogliere nelle scuole i piccoli scampati allo sterminio. E se i tanti, quotidiani gesti di molti potessero cambiare la Storia?
Una marea solidale è partita anche dai negozi Coop, che a pochi giorni dall’inizio del conflitto ha lanciato #coopforucraina, la campagna di raccolta fondi per portare un aiuto immediato ai civili e alle famiglie in fuga dalla guerra. Le donazioni di soci e consumatori, dal 4 marzo, si sono aggiunte ad uno stanziamento di partenza di 500 mila euro messo a disposizione da Coop, per sostenere ancora una volta l’Agenzia Onu per i Rifugiati-UNHCR, la Comunità di Sant‘Egidio e Medici Senza Frontiere, che già avevano collaborato alla campagna sui vaccini #coopforafrica. Tutte e tre già attive sul territorio ucraino con progetti consolidati da anni, che hanno subito convertito in programmi di primo soccorso per dare aiuto agli sfollati e a milioni di persone bloccate a Kiev, Mariupol, Kharkiv e nelle altre città bombardate. Aperta anche la sottoscrizione ai dipendenti Coop per donare ore del proprio lavoro; in questo caso le cooperative si impegnano a raddoppiare i contributi così raccolti.
Nelle prime due settimane erano già stati donati dai soci e dai consumatori oltre 500 mila euro superando così, con il contributo di Coop, il tetto di un milione di euro. La raccolta fondi nazionale continuerà fino agli inizi di aprile per fronteggiare un’emergenza umanitaria epocale, mentre le singole Coop stanno già mettendo in campo ulteriori iniziative locali di accoglienza e solidarietà.
Come vengono utilizzati questi fondi? Grazie alle tre realtà coinvolte sul campo, si sta aiutando a fornire assistenza sanitaria, kit di primo soccorso, cibo, vestiti al confine con l’Ucraina, ad acquistare gli oggetti necessari per allestire le strutture di prima accoglienza dei rifugiati e l’energia per riscaldarli, a provvedere a cartelle e quaderni per mandare i bambini a scuola… Insomma, quanto può servire in uno scenario in evoluzione, difficile da prevedere per le stesse associazioni che pure conoscono bene quel territorio.
A sintetizzare la portata storica di quello che è accaduto è stata Chiara Cardoletti, rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino: «In una sola settimana, un milione di persone sono state costrette a fuggire dall’Ucraina: raramente negli ultimi decenni abbiamo assistito a un esodo così rapido come questo». Numeri che sono cresciuti, con l’orrore della guerra, senza tregua. Sul campo ci sono anche i medici di Msf, che hanno supportato a Kiev medici di diversi ospedali e centri sanitari – ha raccontato Stefano Di Carlo, direttore generale di MSF – ed ha inviato team in Polonia, Moldavia, Ungheria, Romania e Slovacchia, preparandosi a intervenire anche in Russia e Bielorussia.
«Non potevamo rimanere a guardare; i nostri stessi soci, da sempre solidali e attenti cittadini del mondo, ci stanno chiedendo di aiutarli ad aiutare la popolazione ucraina – ha spiegato Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Ancc-Coop – L’impegno per la pace e per la solidarietà da sempre sono nel Dna di Coop; abbiamo deciso un primo stanziamento che avvii gli aiuti, e poi vogliamo permettere ai soci e ai clienti di contribuire a loro volta. Sappiamo che il sostegno che potremo dare sarà ampiamente insufficiente, ma è il nostro modo per agire. Non risolveremo i problemi di una nazione e di un popolo, ma daremo un contributo rapido e concreto alle persone colpite, con lo spirito che da sempre anima il movimento cooperativo».

La cooperazione, diceva Maria Montessori, è il contrario della competizione, che è l’inizio di ogni guerra. Servirà un impegno che vada ben oltre l’emergenza e i negoziati per lenire i lutti, le sofferenze e l’odio di queste settimane: «Il dialogo politico e diplomatico è necessario – sottolinea Massimilano Signifredi, coordinatore della Comunità di Sant’Egidio in Polonia –, ma poi c’è un dialogo tra le persone, umano, che deve costruire ponti per rendere possibile un futuro di pace. #coopforucraina offrirà a tanti la possibilità di sopravvivere in questa terribile emergenza e di iniziare a ricostruirsi una vita in Ucraina o in altri Paesi. Sant’Egidio è una comunità: portare in Italia i profughi significherà anche offrire loro una vera casa, la possibilità di imparare la nostra lingua, l’inserimento nel mondo del lavoro. Insomma, guardare al futuro con speranza, nell’attesa di poter tornare nella propria casa in Ucraina».
Chissà se in quel futuro ci sarà anche la pace come la intende la piccola Talwasa che, tra le due bandiere di Ucraina e Russia, ha disegnato un cuore.