Coop Reno ha un piano industriale per i prossimi anni molto importante, con l’obiettivo di aumentare il fatturato, il numero dei supermercati e dei distributori di carburante. La localizzazione della nostra attuale rete di vendita rispetto a quando nacque la cooperativa – spiega Andrea Mascherini, presidente del Consiglio di amministrazione di Coop Reno – ha spostato di fatto il baricentro più verso l’asse della via Emilia. Abbiamo perciò deciso di spostare di conseguenza anche il nostro centro direzionale dall’attuale sede di San Giorgio di Piano all’outlet di Castel Guelfo, in una location prossima ai principali nodi di comunicazione come il casello autostradale. Nel nostro piano di sviluppo l’Appenino modenese e quello romagnolo saranno centrali, per cui contiamo di avvicinarci a quella zona».
«Il progetto che abbiamo scelto tra i tanti – prosegue Mascherini – è all’avanguardia sia per l’idea che propone, sia per i materiali e le tecniche di realizzazione che sono molto legati alla green economy. I lavori purtroppo non sono ancora potuti partire per colpa dell’epidemia da Covid-19 di questi mesi, ma inizieranno già nelle prossime settimane e si concluderanno nel 2021. Come gruppo, nei prossimi tre anni abbiamo un obiettivo che complessivamente ci porterà vicino ai 250 milioni di fatturato e questo progetto è la dimostrazione concreta e importante del nostro impegno ad accompagnare questo ciclo di sviluppo e crescita».
Politecnica è la società che si è aggiudicata il progetto il cui ceo è Francesca Federzoni. «Siamo orgogliosi – dichiara – di collaborare a questo importantissimo progetto insieme a un player di eccellenza come Coop Reno, uniti per delineare una best practice nel campo della progettazione sostenibile in Italia. Con Coop Reno, che da anni porta avanti iniziative con caratteristiche di innovatività e di sostenibilità, abbiamo sviluppato un progetto in grado di valorizzare gli aspetti paesaggistici e ambientali dell’area, avendone al contempo la massima cura. L’impronta ecologica è stata utilizzata come parametro attivo, predittivo e decisivo per tutte le scelte progettuali e per la realizzazione di un edificio con i più alti parametri di sostenibilità».
«L’idea progettuale è nata subito – raccontano Stefano Maffei e Danilo Sergiampietri, architetti di Politecnica e Fabrica Lab – sin dal primo sopralluogo in un vasto terreno pianeggiante, in un angolo silenzioso di natura e campagna. Non potevamo pensare a un edificio urbano, non eravamo in una città, dovevamo intervenire con la leggerezza tipica di chi attraversa la campagna facendo attenzione a dove si mettono i piedi. L’asse principale del progetto è dunque un percorso curvilineo, organico, esclusivamente pedonale. Gli edifici, come rami, crescono e si sviluppano lungo questo percorso. Abbiamo immaginato un processo di gemmazione, uno sviluppo naturale, non obbligatorio ma dettato dalle necessità e dalle condizioni. I singoli edifici in pianta hanno forme organiche che ricordano le foglie così come i frutti, con i loro noccioli centrali, mentre i rivestimenti esterni, con lamelle frangisole di dimensioni, colore e geometrie variabili, si ispirano agli anelli di accrescimento dei tronchi degli alberi».
«Ovviamente quando abbiamo deciso di premiare questo progetto non potevamo immaginare l’avvento di una pandemia mondiale – conclude Andrea Mascherini -. Oggi più che mai la simbologia di una “pianta” che è radicata sul territorio dove vive e si sviluppa, è la scelta migliore che potevamo fare per dare un futuro di crescita alla nostra cooperativa».