Coop e la riduzione degli imballaggi
Come affronta Coop il problema degli imballaggi sui suoi prodotti? Apprezzo poi le indicazioni di smaltimento che ci sono sulle confezioni, ma in quella del latte, che è fatta di cartone tetrapak e di plastica, come comportarsi?
Serena Veronesi – Langhirano (Parma)
Risponde Claudio Mazzini
responsabile sostenibilità, innovazione e valori di Coop Italia:
L’attuale sistema di trasporto, distribuzione e vendita dei prodotti dipende oramai quasi completamente dagli imballaggi, pertanto i criteri per la valutazione e la scelta sul tipo di confezioni dei prodotti Coop debbono rispettare diverse esigenze quali proteggere l’alimento, facilitare l'utilizzo della confezione stessa da parte del consumatore, nonché nelle fasi d’esposizione e della logistica.
Dal punto di vista ambientale, pur non rappresentando quasi mai la confezione l’impatto prevalente sul ciclo di vita complessivo dei prodotti (mediamente meno del 10%) è chiaro che le enormi problematiche relative alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti non sarebbero tali se, a monte, ci fosse un maggior impegno per ridurne la produzione. Così anche i danni provocati dalla continua apertura di discariche ed inceneritori sarebbero notevolmente ridotti se fossero applicati i principi fondamentali contenuti nella Direttiva Europea sull’imballaggio e sui rifiuti da imballaggio.
Su questo aspetto Coop agisce da anni lungo due direttrici strategiche: la riduzione a monte del consumo di risorse (materiale, energia) e delle emissioni di CO2, la riduzione a valle della produzione di rifiuti. Come? Attraverso la promozione della strategia delle “3R”, ossia in ordine di importanza: R come Risparmio, R come Riutilizzo, R come Riciclo.
Perché in ordine di importanza? Perché per quanto utile, importante e nobile sia riciclare i materiali da imballaggio scartati, lo è ancora di più, se si vuole ridurre la produzione di rifiuti ed i conseguenti danni sull’ambiente, riutilizzarli ogni volta che si può e, soprattutto, risparmiarli. Vale a dire usarne di meno, per poter un domani ridurre i rifiuti (siamo l’unica specie su questo pianeta a produrne) fino a non averne affatto.
Coop ritiene possibile mettere in pratica queste politiche (delle 3R) attraverso:
– dematerializzazione: ovvero riduzione della quantità di materiale (peso, spessore dimensione) a parità di quantità, qualità e sicurezza e del prodotto;
– no overpackaging: ovvero riduzione/eliminazione dei confezionamenti non necessari;
– ampio uso di ricariche;
– massimo utilizzo di materiali riciclati.
Sono già più di 100 i prodotti Coop su cui sono stati fatti interventi “3R” sul packaging. Il quantitativo di materiale risparmiato da Coop in seguito a tali interventi, è stato nel solo 2009, di 3.700 tonnellate di materiale d’imballaggio.
Le scelte vengono effettuati dopo approfonditi studi che calcolano gli impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti: lo strumento per eccellenza, che Coop usa da oltre 10 anni, è l’LCA (Life Cycle Assessment). Proprio di Lca e di Crobon footprint parliamo più ampiamente in un servzio a pagina 12.
Infine per quanto riguarda il cartone del latte, al momento dello smaltimento vale la cosiddetta logica “dell’imballaggio prevalente” ovvero la filiera di raccolta a cui destinare un imballaggio è quella che compone la maggior parte dello stesso, quindi non è necessario “tagliare” la parte superiore di plastica, perché il cartone una volta separato dall'altra carta raccolta in modo differenziato, va in cartiera così com’è, la frazione cellulosica viene poi “sciolta” e riciclata in un impianto chiamato “pulper” una sorta di enorme impastatrice ad alta velocità e acqua calda. Quindi il processo industriale è stato progettato proprio per separare i due diversi materiali.