Dalle collaborazioni con Stefano Bollani ai brani realizzati con gli Afterhours, sino a ‘Oo e te’ scritta per Mina, la carriera di Paolo Benvegnù ha percorso gli ultimi decenni della più ispirata canzone d’autore italiana. Earth Hotel, il suo ultimo disco, è stato uno dei più trasmessi da Radio Uno.
Benvegnù ha appena realizzato la musica sulla quale i partecipanti alla nuova edizione di Coop for Words, sezione musica, dovranno comporre i propri testi, per vincere la possibilità di registrare il brano.
Abbiamo parlato dei suoi più recenti consumi culturali.
Paolo, quali dischi consigli, tra gli ascolti recenti?
Ascolto generi ed artisti molto diversi tra loro, dal pop alla musica di ricerca. Cerco ovunque quello sguardo rivolto al cielo che mi piacerebbe avessero i miei lavori. Ho riscoperto il bellissimo Laughing Stock, dei Talk Talk, che dopo gli esordi più legati alla canzone scoprirono il fascino del minimalismo. Poi, un classico, Bitches Brew di Miles Davis e West Side Story di George Gershwin. Cerco di applicarmi alla sua scrittura, a quella forza evocative che hanno le sue partiture, a quella lievità che negli ascolti di oggi mi manca.
E i libri?
Sicuramente Gli increati, il nuovo libro di Antonio Moresco, che ho avuto il piacere di presentare in un reading musicale letterario insieme all’autore. Moresco è un maestro della narrazione, coltissimo e godibile. Ci restituisce le nostre debolezze, ci obbliga a guardarle negli occhi, a confrontarci con loro. Consiglio anche La tentazione di esistere di Emil Cioran, un percorso che ci fa conoscere l’ossessione per il narcisismo che ha segnato il secolo scorso e ci racconta come solo la virtù della leggerezza possa farci uscire da questa spirale. Infine, Tracce di Ernst Block, un inno alla necessità dell’utopia.
Chiudiamo con i film…
Riscopro i film sempre qualche tempo dopo la loro uscita. Così mi hanno appassionato, Shutter Island di Martin Scorsese e Melancholia di Lars Von Trier, un capolavoro che secondo me ha lo stesso senso di un altro film che ha fatto la storia del cinema, Metropolis di Fritz Lang. Ho apprezzato anche L’intervallo, di Leonardo di Costanzo, un bel film italiano indipendente.