Ha dato voce al repertorio dei Joy Division, ha cantato i brani dei Cccp nella nuova versione del gruppo più influente del punk italiano, ha accompagnato dal vivo Lucio Dalla ed è stata attrice in “Quo vadis, baby?”, di Gabriele Salvatores. Angela Baraldi rappresenta in Italia lo spirito del rock, fatto di chitarre elettriche, di rumore che diventa melodia e di canzoni, come quella del nuovo album, Tornano sempre, che parlano della vita, reportage sonoro dei tempi contradditori che viviamo.
A Consumatori ha raccontato le sue scelte culturali.
Angela, quali sono i dischi che consigli ai lettori di Consumatori, tra quelli che più hai ascoltato di recente?
Io amo i suoni oscuri, decadenti, quel versante tenebroso del rock, la “wildside” della quale cantava Lou Reed. Niente ritmi appariscenti, tra i miei ascolti, ma la predilezione per artisti che interpretano in maniera intimista, drammatica anche, il romanticismo. Ci sono i grandi classici, gli amori di sempre, come Nick Cave, del quale suggerisco l’ascolto di The Boatman’s Call, una raccolta di canzoni annegate nel blues, nella stratificazione dei sentimenti. Una voce lacerante che tocca le corde profonde, nascoste. Come riesce a fare un’altra mia grande passione, Nina Simone, che del blues è la protagonista assoluta. Consiglio The Definitive Collection, con tutte le sue ballate più celebri. Infine, tra i nuovi eroi del pop più sognante, Cat Power. Il suo disco che più ascolto è The Greatest.
Anche nelle letture le tue scelte sono così sotterranee?
Sicuramente il tema del dialogo tra il buio e la luce mi affascina anche in letteratura. Un libro che rileggo sempre in estate è La linea d’ombra, di Joseph Conrad, tra metafore geografiche e avventure alla ricerca del versante più celato della nostra anima. Poi c’è Anna Maria Ortese con Il mare non bagna Napoli, pubblicato nel 1953, una storia sull’impossibilità di accettare il reale e i suoi terribili risvolti e Pier Paolo Pasolini con La lunga strada di sabbia, la versione integrale del geniale reportage che lo scrittore realizzò nel 1959 per la rivista Successo, percorrendo tutto il paese a bordo di una Fiat 1200 per raccontare le estati degli italiani poco tempo prima del boom economico.
Chiudiamo con i film…
Ci sono film per me senza tempo che hanno un posto importante nelle mia cineteca. La loro visione mi accompagna nelle sere casalinghe quando non sono in tour. Tra i tanti scelgo tre capolavori. Gloria di John Cassavetes, Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah e Il lungo addio di Robert Altman.
1 Commento. Nuovo commento
Bellissimo tour.