L’intervista
Amir
Con una nomination ai David di Donatello per la colonna sonora di “Scialla”, Amir è l’esponente della scena hip hop italiana che meglio esprime una capacità visuale di trasformare in rime la vita di tutti i giorni. In contemporanea con la pubblicazione del suo nuovo album, Grandezza naturale, ci racconta i suoi recenti consumi culturali.
Quali dischi hai ascoltato mentre lavoravi alla colonna sonora di “Scialla”?
Ho consumato Lo capisci l'Italiano di DJ Double S, è un mixtape, una raccolta di brani mixati da un dj. Dentro ci sono anche io. Il primo capitolo uscì in musicassetta. Ero presente anche in quella edizione e allora ero un principiante. Rich Forever è l’ultima produzione di Rich Frost, il rapper americano del momento. Mi piace ascoltarlo perché mi fa viaggiare e il suo sound è fresco e innovativo. Infine, H.N.I.C. 3 di Prodigy. Il suono cupo e la sua voce quasi sussurrata creano il mood perfetto per affrontare una giornata in mezzo al traffico della mia città, Roma.
E i libri?
Ho scoperto Isaac Asimov con Io Robot. Molto interessante il parallelismo con la Grecia e l'antica Roma, veramente un bel libro. Mi ha colpito Ordine e Terrore – I regimi della Paura, una analisi cruda e reale dei regimi più spietati, dall'Argentina, al Cile alla Bolivia. Infine, Tracce veloci di un writer, di Giaime Fiumanò. Un libro fotografico corredato da brevi racconti di un writer romano scomparso prematuramente nei primi anni novanta. Era un mio amico e sua mamma, dopo anni, ancora si batte per tenerne viva la memoria.
Chiudiamo con i film…
Innanzitutto, Lords of Dogtown di Katherine Hardwicke, perché ho un figlio di dodici anni che inizia ad andare in skateboard, come facevo io. Veramente ben fatto, con ritratti di personaggi mitici per la mia generazione come Tony Alva e Stacy Peralta. Mi è piaciuto Beats, Rhymes and Life – The travels of A Tribe Called Quest, un documentario che narra la reunion di uno dei gruppi più influenti dell’hip hop americano. Michael Rapaport li ha seguiti in un tour avvenuto dieci anni dopo la loro separazione, realizzando uno dei più bei film musicali che io abbia mai visto. Ammetto di essermi riavvicinato ai film italiani da poco tempo, soprattutto dopo una mia recente esperienza come autore di una colonna sonora e ho visto La prima cosa bella di Paolo Virzì, uno dei miei registi preferiti. Grande prova di Valerio Mastandrea.