Un disco doppio, “Canzoni della Cupa“, un film, “Nel paese dei coppoloni”, un festival e tante date (tra le altre, il 5 agosto a Bolgheri, il 20 a Palermo, il 21 a Taormina). Un’estate lunga, quella di Vinicio Capossela, che ci ha raccontato i suoi consumi culturali.
Quali i tuoi ascolti recenti?
Dust bowl ballads di Woody Guthrie. È una vecchia incisione che desideravo acquistare ma mi è stato regalato. Un primo esempio di concept album su chi perdeva tutto durante l’epoca delle tempeste di sabbia. C’è tutta la folk music applicata al sociale vissuto in prima persona. Azel di Bombino. Buona musica per dare nuova linfa al blues, col vento e la sabbia. Questo disco mi parla di grandi migrazioni, di granelli di polvere arroventati. Chiudo con You and I di Jeff Buckley. Rinnovare l’incantesimo dell’unico mito a cui sono stato contemporaneo. In questa registrazione scarna il suo stato di Grazia nell’interpretare canzoni di altri e le prime versioni di quel monumento che sarebbe diventato Grace.
E i libri?
Parto da Il cacciatore celeste (Adelphi) di Roberto Calasso. Il mito, lo sciamano, l’animale come accesso al sacro. Poi Zorba il greco (Criceti Editore) di Nikos Kazantakis. L’ho ricomprato per regalarlo. Una vera scuola di vita, da donare a chiunque si voglia mettere sulla strada esposta alla luce, alla grazia e al peccato.
Poi il Dostoevskij de I fratelli Karamazov. La nostra qualità della vita si misura dal fatto che siamo in grado di dedicare un mese a vivere con la scuola del mondo. Il libro totale. L’ultimo acquistato è invece Esodo di Domenico Quirico. Un vero viaggio “embedded” nella più grande trasformazione storica di cui siamo spesso distratti e superficiali protagonisti.
Chiudiamo con i film…
Lo chiamavano Jeeg Robot: volevo fare pace con la romanità e con questo film ci sono riuscito. Puro intrattenimento, credibile. Poi The Revenant: grande intrattenimento, non credibile. Però adoro la neve e la frontiera e il fumetto Ken Parker di Berardi e Milazzo, e il film mi ricordava moltissimo un episodio intitolato “Lily e il cacciatore”. The hateful eight: sempre per amore di neve e di frontiera, l’ultimo di Tarantino. Ma il film che mi ha emozionato di più è però fuori distribuzione in Italia. I fratelli Karamazov del regista ceko Petr Zelenka. Straordinaria prova di una vera compagnia di attori di Praga che prova il dramma in una enorme acciaieria dismessa. Commistione tra teatro, scrittura e vita, ancora più coinvolgente di Birdman.