Cultura e tempo libero

La lunga estate della musica

al concerto con le mani alzate

Volti sorridenti, le lunghe file per cercare il proprio posto, i grandi spazi all’aperto che si riempiono, il piacere della musica come esperienza collettiva, come condivisione non solo delle canzoni, ma anche della necessità di incontrarsi. È ripartita la musica dal vivo in Italia, dopo due lunghi anni di cancellazioni e rinvii, date annunciate e poi scomparse, tour in continuazione rimandati. Il risultato è una stagione estiva ricchissima di concerti come non era mai accaduto, non solo nel nostro Paese.

Siamo davvero all’affollamento, adesso il problema è quello della gestione dei calendari, perché bisogna recuperare tutti gli appuntamenti saltati nel lungo periodo di pandemia, ai quali si aggiungono le nuove programmazioni. Il risultato è che in alcune città, ogni sera, ci sono anche cinque importanti spettacoli in contemporanea. Lo afferma Alessandro Ceccarelli, di BPM Concerti, una agenzia che affianca il lavoro sui nomi celebri del pop nazionale a quello sui giovani talenti: «L’esempio più appariscente è quello dei Pinguini Tattici Nucleari. Il gruppo arriva a Sanremo nel 2020, ha una grande visibilità, tutti li vogliono, organizziamo un tour nei palazzetti, i biglietti finiscono subito e siamo costretti a cancellare e rimandare all’anno successivo. Poi, vista la diffusione del Covid, cancelliamo nuovamente. I ragazzi non riescono a godersi il successo. Adesso finalmente il tour è partito, e, appena terminato quello estivo, ricominceremo subito con le date al chiuso nei club».

Professionisti della musica cercasi  Questa incredibile offerta di musica interessa tra festival e concerti, tra piazze e spiagge, ogni angolo d’Italia, e ha generato una richiesta di figure professionali, soprattutto quelle più specializzate, tecniche, ferme anche loro dall’inizio della pandemia. «Non si trovano – continua Ceccarelli – direttori di produzione, responsabili di palco, ma anche personale in grado di montare poi smontare in una notte un palco o di creare un allestimento. Le aziende propongono contratti stagionali in esclusiva, pur di poterseli assicurare. Già profili così erano ricercatissimi prima del virus e poi molti, nel frattempo, hanno cambiato lavoro. Sarebbe una grande opportunità professionale per i giovani che volessero accostarsi al lavoro nel mondo della musica, ma è un settore nel quale la formazione non è mai stata fatta».

Proprio per rispondere a questa e ad altre esigenze, da due anni l’Università di Bologna ha creato, primo ateneo pubblico nel nostro Paese, il Master in Produzione e promozione dello spettacolo. «Siamo partiti in piena pandemia – racconta la professoressa Anna Scalfaro, che lo cura – perché volevamo dare una prospettiva, essere pronti per la ripartenza, quando il settore della musica avrebbe ricominciato a vivere, convinti che ci sarebbe stato bisogno di figure capaci di affrontare le complessità, ma anche le occasioni che il mercato avrebbe offerto».

Così è stato: tantissime le richieste arrivate ma, soprattutto, tantissime le aziende che hanno scelto di affiancare il Master, e gli studenti, nel loro percorso. Dal Teatro Comunale di Bologna a Ravenna Festival, da etichette di grande importanza nel panorama nazionale, come Sugar, Garrincha Dischi e Woodworm ad agenzie di management, come BPM, queste realtà hanno accolto gli alunni per i periodi di stage. Esperienza che, in alcuni casi, si è trasformata in lavoro, spesso anche con contratti a tempo indeterminato.

«È un mestiere, quello della gestione dell’industria musicale, che si trasforma in continuazione e il Master, di conseguenza, deve avere la capacità di intercettare le nuove esigenze. Già nella seconda edizione abbiamo ampliato l’offerta di laboratori pratici per rendere i ragazzi subito partecipi dei meccanismi che regolano l’organizzazione e la gestione di un tour o di un artista. Con un’attenzione particolare all’evoluzione delle tecnologie digitali e dei temi connessi, in particolare quello del diritto d’autore, che rappresenta oggi una delle più importanti fonti di guadagno per chi lavora nella musica».

A caccia di nuove date Ma la musica dal vivo rimane il cuore di questo mercato, specie nei mesi estivi. «I segnali sono ottimi – conferma Amedeo Sole di Django Concerti, una giovane agenzia che lavora molto con gli artisti rap e soul – noi abbiamo organizzato un tour del nostro cantante hip hop più noto, Murubutu, che non è un prodotto adolescenziale, come buona parte della trap prodotta ora, e potremmo continuarlo anche in autunno, vista la grande richiesta di nuove date.  Poi c’è Claver Gold con il nuovo disco e Davide Shorty. Ma questo periodo deve essere anche l’occasione per favorire la circolazione di artisti esordienti: il desiderio di partecipare ai concerti, di ascoltare musica è fortissimo, e i ragazzi hanno anche riscoperto il piacere di farsi sorprendere da nomi che non conoscono. Noi, in particolare, ne proponiamo due, Delga e Santi, giovanissimi, e la risposta è stata molto interessante. A loro si aggiungono musicisti che arrivano dalla Nigeria, come Sean Kuti, il figlio di Fela Kuti, una figura centrale della musica africana moderna e i colombiani Frente Cumbiero».

Nel pieno di una fase unica  «Siamo in una fase unica del consumo di musica dal vivo in Italia – commenta Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, l’associazione di categoria che racchiude tutte le realtà più importanti del settore – Sino all’inizio della pandemia, il comparto della musica dal vivo era stato protagonista di una performance straordinaria, che aveva pochi paragoni con altre attività. Ogni anno il fatturato cresceva circa dell’8%. Poi il crollo, senza che dalle istituzioni fosse stato predisposto alcuna forma di garanzia per operatori in buona parte stagionali. Dal 2020 a oggi sono scomparse circa il 30% delle figure professionali necessarie per soddisfare la richiesta di concerti, che adesso è fortissima, in continuo sviluppo. Ci servono esperti nella costruzione di palchi, abbiamo bisogno di scenografi, tecnici del suono e delle luci e non c’è stata, in passato, nessuna occasione di formazione. Quando si pensa a uno spettacolo, si ha in mente solo l’artista, ma dietro c’è l’impegno di una grande quantità di persone “invisibili”, che hanno perso la loro occupazione, e, non avendo garanzie, hanno trovato altri impieghi. La situazione non riguarda solo l’Italia, ma l’Europa, perché i grandi impianti viaggiano per paesi diversi e riuscire a prenotarli è sempre più difficile».

Pienone dal vivo  Il lato positivo è che gli spazi per la musica dal vivo sono tornati a riempirsi: «La musica – aggiunge Spera – ha dimostrato di avere una fortissima valenza sociale, e non solo artistica. Le persone hanno voglia di occasioni per stare insieme, per riconquistare la socialità che era stata dimenticata, specie tra i più giovani. I nostri dati più recenti parlano, sino a oggi, di circa 8 milioni di biglietti venduti per il 2022, considerando che ormai è abituale acquistarli con grande anticipo, con un fatturato di circa 700 milioni che comprendono le voci collegate e mancano ancora i mesi invernali. Se a questo si aggiunge che nei concerti nelle grandi città, Roma, Milano, ma anche centri più piccoli, ma dove la musica ha un ruolo importante come Verona e Lucca, oltre il 70% degli spettatori arriva da fuori, è evidente quanto la musica possa contribuire alla ripartenza economica del paese».

Tag: estate, spettacoli, musica dal vivo

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