La trilogia della crisi dello scrittore greco Petros Markaris è finita prima della minaccia di fallimento che continua a perseguitare il suo Paese. L’ultimo volume, intitolato, non a caso, “Titoli di coda”, prende l’avvio dal suicidio di un imprenditore greco-tedesco che apparentemente si fa morire ad Atene. Ma presto all’Ambasciata tedesca arriva una misteriosa lettera firmata “I Greci degli anni 50”, che assicura si sia trattato in realtà di un omicidio. Il caso viene assegnato al commissario Kostas Charitos, l’abituale investigatore dei romanzi di Markaris, che in sequenza si trova a fare i conti con altri omicidi.
Ma la trama gialla, ricca di suspense e di colpi di scena, è il pretesto per parlare della Grecia di oggi travolta dalla crisi. Attraverso i delitti e le indagini, Markaris ci parla del disastro della scuola pubblica, schiacciata da quelle private e il direttore di una di queste è simbolicamente tra le vittime degli assassini. Ci spiega i metodi dei fascisti di Alba dorata. Ci descrive la corruzione tra pubblico e privato che inquina la vita nazionale. Il tutto con una convinzione tragico ironica al fondo, che “l’ottimismo è solo mancanza di informazione”.
Petros Markaris
Titoli di coda
Bompiani Editore – pagg 320, euro 18,50