Fino allo scorso anno era una prerogativa dei modelli top di gamma, cioè di punta, e faceva chic averlo. Oggi il 5G è un requisito comune agli smartphone di fascia media e dunque è alla portata di tutti, non lo si trova solo sull’iPhone 12.
Grossi produttori asiatici, come Samsung, Xiaomi e Realme, hanno immesso sul mercato modelli con la doppia variante, sia 4G Lte che 5G, che differiscono nel prezzo di una cinquantina di euro (il che non è poco per un dispositivo sotto i 300 euro) e dunque scommettono già sulla diffusione di questa nuova tecnologia. Una strategia che si svilupperà a medio e lungo termine, mentre di pari passo procede la copertura delle città italiane da parte degli operatori telefonici.
Ma perché acquistare un telefono 5G e che cosa lo contraddistingue? Scocca e componenti interne sono le stesse, tuttavia solo questi telefoni – grazie a una scheda madre un po’ diversa che “dialoga” con le antenne 5G –, potranno dare quei vantaggi operativi di cui parliamo nella scheda della pagina accanto. Soprattutto per i più giovani, avvezzi a un uso prolungato dei telefonini e con un grande bisogno di interattività, sarà un piacere avere in mano uno smartphone 5G e saltare da una applicazione alle altre rapidissimamente. Il passaggio alla “nuova era” sarà comunque graduale nel tempo e coinvolgerà anche altre macchine usate spesso in “mobile”, come i tablet, ad esempio, mentre i notebook, quando non saranno connessi a router wifi con moduli 5G, andranno collegati a piccoli modem sempre 5G forniti dalle compagnie telefoniche.
Il ritorno sugl scaffali Dopo un periodo buio di oltre un anno, in cui il prodotto era carente a causa del blocco degli arrivi e delle fabbricazioni come conseguenza della pandemia, e nonostante problematiche perduranti come quella dei trasporti (a partire dai bancali che mancano), i prodotti multimediali sono ritornati finalmente in piena forma sugli scaffali. Una buona notizia vista la crescita della domanda che in Coop è stata in doppia cifra, in questo periodo, per avere uno strumento divenuto oggi indispensabile per stare in contatto con gli altri, studiare o lavorare.
Se per l’informatica (a partire dal grande boom dei notebook) e per il settore televisioni e video il virus ha coinciso con una enorme esplosione della richiesta, per gli smartphone siamo a un 15% di aumento da un anno all’altro, che è una percentuale significativa se pensiamo che la vita media di un telefonino è intorno ai due anni: un mercato dunque di ricambio che risente meno delle crisi.
Gli standard attuali Oggi l’attenzione prevalente di chi acquista un dispositivo “intelligente” è riposta, oltre che nelle marche in cui si regitra l’avanzata dei cinesi, nelle fotocamere che sono sempre più performanti (fino a 4, con oltre 100 mega pixel) per fare bella figura sui social. L’occhio cade anche sulla memoria volatile (Ram) che, in combinazione con il microprocessore, garantisce quella velocità di lavorazione che il 5G accrescerà presto in misura esponenziale.
Uno smartphone standard parte ormai oggi da 4 giga di Ram, un processore octacore e 256 giga di memoria interna (flash memory) e ha un costo di più di 170 euro. A meno di 100 euro troviamo due o quattro preocessori e 128 giga di storage. Salendo attorno ai 300 euro, possiamo avere 6 giga di Ram e le famose 4 fotocamere, di cui una principale e 3 ausiliarie. Queste tipologie e molte altre, compresi gli smartphone 5G appena usciti sul mercato, si trovano nei punti vendita Coop a prezzi convenienti, spesso in promozione sui volantini.
Salute e ambiente Il tema del 5G è molto delicato e al centro di polemiche. Le città si riempiono di piccoli ripetitori, ravvicinati tra loro anche per abbassare il livello delle emissioni, e altissima è l’attenzione dei cittadini sui possibili rischi per la salute e l’ambiente, legati all’aumento dell’inquinamento elettromagnetico. Per cercare un difficile equilibrio fra le cautele per la salute e le opportunità del 5G – seguendo il principio di precauzione e limitando, al contempo, i contenziosi con i gestori telefonici – i Comuni si stanno dando dei regolamenti. Bologna, apripista di un possibile “modello nazionale”, ha suddiviso in tre aree il suo territorio. In quella rossa è vietato installare gli impianti in una fascia di rispetto di 50 metri dai siti sensibili, come ospedali e scuole, riducibile con antenne su edifici più alti di 30 metri. Nell’area gialla, niente antenne su tetti di cemento amianto e si chiede di non orientarle verso siti sensibili, evitando edifici più bassi di quelli adiacenti e preferendo centri direzionali, commerciali, produttivi, alberghieri e di servizio con altezze tra i 25 e i 40 metri. Nelle aree grigie, infine, via libera su edifici e su pali privilegiando rotatorie, parcheggi pubblici, aree commerciali, produttive, alberghiere e centri direzionali.
I vantaggi operativi Una maggiore velocità di trasmissione, i comandi eseguiti istantaneamente e la possibilità di collegare tantissimi dispositivi in contemporanea al segnale dell’antenna, senza problemi di linea o di disconnessione. Sono questi i tre principali vantaggi “tecnici” di una rete 5G (dove G sta per Generazione) per gli utenti finali. La quinta è sostanzialmente una evoluzione delle precedenti reti, ma molto attesa e foriera di sviluppi soprattutto nel campo dell’automazione e delle infrastrutture. Tra “smart city”, telemedicina e auto senza conducente, il 5G impatterà significativamente da qui ai prossimi anni sulle nostre vite e sul cosiddetto “Internet delle cose”. E molto inciderà anche sui processi produttivi, dando vita alla industria 4.0 , e sull’economia globale, facendo nascere grandi business nel prossimo decennio.
Tornando all’aspetto squisitamente tecnico, il 5G non è molto diverso dalle trasmissioni via etere che già conosciamo. Trasmissioni cioè veicolate attraverso onde radio che viaggiano a determinate frequenze entro le quali vengono compressi i dati. Lo spettro delle radiofrequenze non è però infinito e su queste comunicazioni “wireless” converge l’affollamento di televisioni, radio e telefonia. Il 5G opererà su frequenze elevatissime, tra loro ravvicinate, andando a occupare anche le bande di trasmissione lasciate libere, nel frattempo, dalla televisione che è chiamata dal 1° settembre prossimo al 30 giugno 2022 al secondo “switch off” digitale.
Nell’uso pratico cosa succederà per chi ha in mano un telefono? Non avremo problemi a collegare anche tanti dispositivi a una stessa cella, sia in situazioni estreme, come allo stadio o a un concerto, sia nella navigazione in mobilità su Internet, perché le onde utilizzate, piccole e direzionabili, dialogheranno direttamente con i mini ripetitori di cui si stanno riempiendo le città, e, cosa molto importante, lo faranno bruciando i tempi di latenza: un millisecondo tra il comando e la sua esecuzione, meno di una reazione umana. Un vero e proprio salto nel futuro (che è già cominciato) perché a questa velocità si potranno fare cose “manuali” anche da remoto, ad esempio un’operazione chirurgica, un soccorso immediato o un comando dentro casa dato a distanza. Ma, come in tutte le cose, c’è l’altro lato della medaglia: saremo costantemente collegati a Internet, dunque più controllabili, e dovremo difenderci dagli effetti dei campi elettromagnetici.
Mano al portafoglio
Smartphone 5G di fascia media, 32 giga di Ram: fra 250 e 300 euro circa
Smartphone 4G Lte di fascia media, 32 giga di Ram: fra 200 e 250 euro circa
Smartphone 5G di fascia alta, 32, 64 o 128 giga di Ram: sopra i 300 euro