Paghiamo 404 euro in media all’anno per l’assicurazione auto (il cosiddetto “premio”). Il 50% paga meno di 366 euro, il 10% meno di 227 euro. Il trend dei prezzi è in leggero calo (-2,7% su base annua, dati di dicembre 2019) e tuttavia abbiamo ancora le polizze auto più care d’Europa. Ma la buona notizia è che si riduce sempre più il gap con gli altri paesi Ue: nel 2012 era di circa 200 euro e adesso – il raffonto dei dati è relativo al 2018 – si è dimezzato, scendendo a 100 euro. A rivelarlo è l’ultimo rapporto dell’l’Isvass, l’authority di vigilanza, e quel che più colpisce è scorpire cosa produce tanto denaro pagato in più.
Dei 100 euro di differenza, infatti, più della metà secondo l’ Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, cioè il 54%, dipende da frodi e truffe che tutti noi finiamo per pagare attraverso i ricarichi delle compagnie assicurative e che, tra l’altro, stanno intasando la macchina giudiziaria che sosteniamo con le tasse. Dei 2.813.191 sinistri denunciati nel 2018, il 22% (628.376) sono a rischio frode e aumentano dell’11% i casi non liquidati (55.722) a seguto dei contenziosi. Spesso è una transazione a chiudere la vertenza e la compagnia ritira la querela, ma resta il danno alla collettività.
E il restante 46% del “surplus” di quanto pagato sulla media europea? È dovuto a diversi fattori: al fatto che siamo un paese ad alto tasso di motorizzazione e con un numero elevato di infrazi0ni e sinistri (pensiamo a quanti guidano con gli occhi sullo smartphone), abbiamo strade più malmesse rispetto ai maggiori paesi dell’Unione, ma è anche vero che garantiamo risarcimenti più generosi per i danni fisici, che da soli assorbono più del 60% del totale, e per i decessi: molto di più, ad esempio, dei 70 mila euro riconosciuti alle ragazze vitime dello schianto di un bus in Spagna, qualche anno fa, decurtati del 25% perché senza cinture di sicurezza.
Chi paga più e chi meno Cinque italiani su 100 provocano sinistri, siamo è vero poco prudenti, ma è altrettanto vero che «i comportamenti più virtuosi – come osserva l’avvocato Andrea Pusceddu, di Federconsumatori (vedi intervista) – non vengono incentivati come dovrebbero» . Alzi la mano chi, pur non avendo mai causato incidenti in vita sua, ha tratto vantaggi dal reiterato buon comportamento al volante.
È la cosiddetta “redistribuzione più equa dei costi” invocata da più parti. Lo stesso Umberto Guidoni, responsabile della direzione business di Ania (l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici), in un recente convegno ha ricordato che l’84% dei contraenti oggi è nella prima classe di merito. «Il bonus malus così com’è è sostanzialmente depotenziato – ha rimarcato Guidoni –, cioè non riesce a far pagare di più chi fa più incidenti e di meno chi non li fa». Sul superamento di questo meccanismo tutte le parti concordano. Ad alleggerire gli oneri per i neopatentati ci prova, ora, la Rc auto familiare, che dal 16 febbraio è attiva su tutto il territorio nazionale (vedi box).
Qualche altro numero adesso per fotografare il settore. Complessivamente, ci costano 4 miliardi e 200 mila euro le frodi perpetrate su 42 milioni di veicoli assicurati. Ce ne sono inoltre 2,7 milioni, pari al 6% (di cui 0,9 milioni al Nord, 0,6 al Centro e 1,2 al Sud) che circolano senza assicurazione e questi non rientrano nel calcolo delle frodi. Poi ci sono i veicoli che viaggiano tranquillamente ma privi di copertura, poiché i proprietari hanno stipulato, senza saperlo, un falso contratto su uno dei tanti siti truffa (ben 384) segnalati ad oggi dall’authority.
Lo sconto dall’assicuratore Sul fonte dei prezzi, prosegue e lascia ben sperare il trend di riduzione che emerge dalle analisi di Antonio De Pascalis, capo del servizio studi e gestione dati di Ivass: il premio medio è sceso in sei anni dai 515 euro del 2013 ai 410 euro del dicembre 2019. Troppi? Pochi? Non è facile rispondere, anche perché scomponendo il premio, 50 euro all’incirca sono di imposte, 30 euro di contributo al Servizio sanitario nazionale e i rimanenti 330 euro di premio netto (di cui 8 destinati al Fondo garanzia vittime della strada).
Da una parte, poi, c’è da garantire il principio di mutualità e di ridistribuzione del rischio, dall’altra non va sottaciuto che l’89,8% dei contratti è soggetto a uno sconto rilevante quando si è davanti all’agente assicuratore. Mediamente è di 168 euro, il 34% dell’intera tariffa pagata, il che restituisce un’immagine quantomeno non di grande trasparenza del settore. E i valori, spiegano all’Ivass, sono quelli effettivamente pagati.
Infine c’è lo zoccolo duro del’impatto regionale. Persiste infatti un forte differenziale tra Nord e Sud Italia. Sebbene si vada riducendo tra Napoli e Aosta – le due province con il più alto e il più basso costo per gli automobilisti – i valdostani pagano ancora 226 euro in meno dei napoletani. Sulle differenze regionali incidono le frodi e in alcune province specifiche (casertano e foggiano in primis), la criminalità organizzata che controlla tutta la filiera: incidenti falsi, periti compiacenti, finti testimoni, giudici di pace che sono anche consulenti delle compagnie assicurative e avvocati al soldo che stilano i pareri.
Incidenti a rischio frodi: 1 su 5 Il 22%, come si diceva, degli oltre 2,8 milioni di incidenti censiti nel 2018 è a rischio frode. Al Sud addirittura il 37%. Lo rimarca l’inchiesta curata da Milena Gabanelli, che riprende ed enfatizza i dati del rapporto Ivass. Quel che più preoccupa è che i sinistri non liquidati, poiché potenzialmente fraudolenti, sono aumentati dell’11% rispetto al 2017. Secondo l’Ania, i tempi di prescrizione del diritto al risarcimento del danno (2 anni, 5 in caso di lesioni personali), “permettono al frodatore di eliminare gran parte degli indizi che potrebbero consentire all’impresa di scoprire l’attività fraudolenta”.
Per stanare i furbetti sarebbe utile accedere a due strumenti di cui uno dovrebbe partire entro l’anno, ovvero la piattaforma per lo scambio di informazioni sui sinistri tra le compagnie, l’altro, l’Archivio integrato antifrode (Aia) che mette insieme le banche dati con gli incidenti sospetti, è in fase di potenziamento. «Il contrasto dei fenomeni fraudolenti è essenziale per ridurre gli squilibri territoriali», sottolinea l’Ivass. Altri punti su cui è aperto il dibattito sono l’ampliamento delle garanzie accessorie e il superamento di una fiscalità non progressiva che è tra le più alte d’Europa.
Ma cosa fare, intanto, a livello invidivuale, per viaggiare sicuri e spendere meno?
Scatola nera e portali online Uno dei sistemi più usati per abbassare i premi è la “black box“, la scatola nera, di cui l’Italia è il principale produttore al mondo. La sua diffusione, in continua crescita, raggiunge un tasso di penetrazione del 23,3% (dati 2019) . I vantaggi della scatola nera stanno in sconti più elevati (39,4%) rispetto ai contratti privi di tale dispositivo che rileva gli scontri frontali, nella localizzazione e assistenza 24 ore su 24, con intervento immediato e automatico del carro attrezzi, nella possibilità di ricostruire la dinamica del sinistro e in caso di furto di localizzare il veicolo. Dalla scorsa estate, il decreto “Concorrenza” ha conferito alla scatola nera un valore di prova enorme. Dalla discrezionalità del giudice, invece, dipende se usare o no come prova (in caso di incedenti o multe) i video girati dalla “dash cam”, la telecamerina che si può montare in auto per registrare cosa succede in strada.
Un altro modo per tagliare i costi sono i portali comparativi che mettono a confronto le assicurazioni. Online si possono confrontare decine e decine di preventivi arrivando a risparmiare fino al 70% sul premio delle polizze. Sull’altro piatto della bilancia, oltre al rischio di truffe via web, possibili difficoltà di comunicazione (si pensi alle code telefoniche sui numeri verdi), di supporto tecnico, di contatto diretto con un agente e, soprattutto, di affidabilità nei risarcimenti. Un punto importante visto che dal 2007 esiste l’indennizzo diretto, in base al quale il risarcimento al danneggiato non lo paga più la compagnia della controparte, ma la propria.