Il mercato della musica è completamente cambiato e con una velocità impressionante. Pochi anni e il mondo digitale ha sfornato una nuova serie di offerte che hanno combinato l’uso di strumenti di connessione alla rete sempre più flessibili e portatili a programmi e siti con servizi specializzati, in gran parte basati sulle immense risorse di memoria della rete e del cloud. E ovviamente, specie tra i più giovani, la rivoluzione si è diffusa come la cosa più naturale. Dunque, se certo che c’è chi ancora preferisce avere in mano il Cd o chi colleziona e non rinuncia ai “vecchi” vinili il futuro, o meglio il presente, va in tutt’altra direzione, avanzatissima tecnologicamente.
E per i Subsonica la tecnologia è stata, sin dagli esordi la maniera più efficace per declinare il proprio linguaggio artistico. Adesso, a distanza di anni dal loro primo album, la band torinese ha fatto della rete uno strumento di comunicazione efficace per la sua musica. Ma certamente non l’unico. Quest’estate porteranno in tour il loro nuovo disco “In una foresta“. Tra le date segnaliamo il 10 luglio a Pescara; l’11 saranno ospiti di Umbria Jazz a Perugia con un progetto speciale.
“La nostra – dice Samuel, il cantante dei Subsonica – è la prima generazione di musicisti cresciuta nel periodo di passaggio dall’amore per il supporto fisico, il cd, all’avvento del digitale. Erano gli anni di Napster, il primo servizio che rendeva disponibile la musica on line e noi scegliemmo di rendere fruibile in rete liberamente il nostro primo album, perché non era, allora come adesso, con le chiusure all’innovazione che si poteva affrontare questa sfida.
Un oggetto superato, oggi, il cd?
Certamente ai ragazzi più giovani il cd procura meno piacere di quello che trasmetteva a noi. E parlo proprio dell’aspetto ‘fisico’, della relazione che si instaurava con il disco, con la sua tangibilità. Non è stato facile abituarsi alla cosiddetta ‘musica liquida’, impalpabile, ma non si poteva fare altrimenti.
Adesso, con lo streaming siamo in una fase nuova del consumo della musica…
Sì, abbiamo superato anche l’interesse per il ‘possesso’ della musica, che adesso è fruibile da tutti, in qualsiasi momento, liberamente, senza bisogno di essere scaricata e di riempire così le memorie dei nostri computer o dei telefoni che, sempre di più sono gli strumenti dell’ascolto. Solo se ti piace realmente decidi di fare il passo successivo e di comprare le canzoni.
Queste nuove forme del consumo di musica influenzano a vostro avviso anche il contenuto?
No, anzi, sempre di più gli artisti dovranno misurarsi con la propria creatività, ideare progetti a lungo respiro, con la consapevolezza che ormai la vita di un album non è di un anno o più, ma di pochi mesi e quindi bisogna adottare delle strategie per catalizzare continuamente l’attenzione dell’ascoltatore. Immettendo ad esempio, con regolarità sulla rete canzoni inedite, versioni nuove, remix. Un lavoro che serve per preparare il pubblico alla maniera migliore, almeno per noi di fruire la musica, quella dei concerti.
Che, tra l’altro, per un musicista, sono ormai una delle principali fonti di guadagno…
Sì, e proprio con l’allestimento del live un gruppo deve dimostrare di saper davvero conquistare i propri fan, ad esempio diversificando l’offerta. Pensando a diversi generi di spettacoli per diversi ambienti, adattando il proprio suono a spazi differenti, proponendosi, ad esempio, anche in una versione che non è quella abituale, passando dagli show acustici a quelli nei club.
Cosa consigliereste a un ragazzo che vuole esordire nel mondo della musica digitale?
Non lasciarsi condizionare dalla vastità della rete. Non è necessario essere sul web a tutti i costi. Pensate per sottrazione, usate la musica come strumento di comunicazione, non lasciate che la vostra autenticità sia snaturata dall’ossessione della fugace celebrità su internet.