Sul tema del mercato televisivo abbiamo intervistato Augusto Preta, docente di economia dei media, direttore generale di It Media Consulntig.
Professore, l’ultimo rapporto di ITMedia Consulting sul mercato televisivo in Italia 2019-2021 è intitolato “Al centro della rivoluzione”. A cosa alludete?
All’esplosione a livello globale dello streaming video online, cioè all’utilizzo sempre più massiccio dei video come modalità comunicativa via Internet. Da Netflix ad Amazon a Dazn ai vari servizi on demand (Svod), negli ultimi due o tre anni stiamo assistendo a una veloce trasformazione. E più di recente vediamo sulle piattaforme contenuti anche live che finora erano riservati alle sole offerte premium. Tutto questo ha finito per determinare un ambiente che in certi Paesi ha già sostituito la tradizionale Tv a pagamento, e in altri, come il nostro, è ancora complementare e non sostitutivo rispetto anche al satellitare e al digitale terrestre. Per il momento, sottolineo…
Qual è il quadro televisivo europeo e come si colloca l’Italia? In Italia, anche per numero di abbonati, Netflix non ha sostituito ancora la Tv a pagamento, ma ci sono segnali che ciò possa avvenire. Tutto è partito dagli Stati Uniti, con il Nord Europa che, a cominciare dalla Scandinavia, è praticamente nella medesima situazione. Il Regno Unito si sta avvicinando al modello americano, idem la Germania e la Francia, mentre Spagna e Italia sono più o meno allo stesso livello, stanno recuperando: in questi Paesi Netflix è stato lanciato un anno dopo e ciò spiega il ritardo.
L’offerta di contenuti con l’arrivo di Netflix e ora di Disney è sempre più parcellizzata. Con quali effetti sul pubblico? Il pubblico di questi servizi online tende a essere trasversale per fasce d’età e del tutto distintivo rispetto ad altre forme di consumo. Prendiamo i giovani, ad esempio. Avendo la possibilità di fare abbonamenti plurimi, fino a tre o a quattro utenti, se li scambiano e vedono così serie televisive e altri contenuti ai quali non accedevano da tempo nella Tv tradizionale. Altri, pur avendo l’abbonamento a Sky, hanno anche un accesso a Netflix o a Tim Vision, che presentano costi più ridotti. I giovani è come se avessero un device “trasparente”: se sono interessati a qualcosa, la vedono ovunque, sullo smartphone, al pc o sullo schermo. Se guardiamo, invece, a un pubblico più tradizionale, questa tendenza alla fruizione sul web si nota soprattutto nelle aree metropolitane. Dobbiamo sempre ricordare che in Italia il 25% delle famiglie non dispone ancora di Internet.
Sommando gli abbonamenti potrebbe venir voglia di streaming illegale… Non abbiamo mai misurato questo fenomeno, ma fondamentalmente va detto che lo streaming riduce la pirateria. Una volta i film su Internet erano tutti piratati o quasi. Oggi Netflix e gli altri player hanno dato la possibilità a chi è interessato di vederseli legalmente, il che ha presumibilmente ridotto l’impatto della pirateria se non in numeri assoluti, dato l’aumento della mole di trasmissioni dati, quanto meno in termini percentuali.