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Legge anti-spreco: ecco cosa fa (e cosa ha già fatto) Coop

Buonfine.jpgNel giro di pochi anni si potrà raddoppiare (da 500 mila a 1 milione di tonnellate) – calcolano  gli esperti – la quantità di cibo recuperata in Italia dalle organizzazioni non-profit e caritative, e donata ai più bisognosi. È uno dei risultati più interessanti attesi dalla nuova legge contro lo spreco alimentare, la legge Gadda (dal nome della promotrice e relatrice, l’onorevole Maria Chiara Gadda), approvata in via definitiva lo scorso 2 agosto dal Senato ed entrata in vigore il 14 settembre.

Coop ha anticipato la legge, agendo anche in mancanza di una normativa specifica: solo nel 2015, infatti, ha stornato con i suoi progetti di destinazione a fini solidali delle rimanenze – denominati “Buon fine”, “Brutti ma buoni”, “Spreco utile” ecc. e attivi su 16 regioni e 78 province italiane – ben 5.143 tonnellate di derrate alimentari ad oltre 800 organizzazioni di volontariato: ciò significa 6 milioni di pasti a persone in difficoltà, che ora – grazie alla nuova normativa – potranno essere elargiti con minor burocrazia e comprendendo prodotti prima classificati come “scaduti”.

A Mauro Bruzzone, responsabile Politiche sociali di Ancc-Coop, chiediamo come si articola la pluriennale attività antispreco delle cooperative:
Da molti anni il nostro obiettivo è quello di prevenire quanto più possibile la formazione di eccedenze alimentari invendibili, in quanto eticamente riprovevoli ed economicamente dannose per l’impresa. A tal fine, agiamo sui versanti delle politiche assortimentali e promozionali, della logistica (in particolare con il “just in time”), della continuità della catena del freddo, delle tecnologie informatiche finalizzate alla gestione del riordino delle merci e della gestione dei banchi di vendita.

A queste azioni aggiungo il quasi quarantennale impegno, per noi centrale anche in tale ottica, a sostegno della didattica nelle scuole, incentrato prioritariamente – attraverso il progetto di “Educazione al consumo consapevole” – sui temi dell’educazione alimentare e ambientale e della promozione di sani stili di vita. Un ulteriore, importante passo avanti nella riduzione delle eccedenze alimentari è rappresentato dal progetto “Mangiami subito”, che si va rapidamente estendendo a Cooperative e punti vendita, grazie al quale vengono offerti ai soci e clienti prodotti freschi confezionati, prossimi alla scadenza, a prezzi fortemente scontati, mediamente del 50%.

Prevenzione gestionale, educazione al consumo, last minute. Per arrivare al recupero vero e proprio dell’invenduto. Quando scatta?
Quando una quota di merce – soprattutto nei settori del fresco confezionato e del freschissimo preincartato e sfuso – va a costituire un’eccedenza non più vendibile: per danneggiamenti parziali delle confezioni, inadeguatezza rispetto agli standard di freschezza (maturazione eccessiva, prossimità alla data di scadenza e per il “secco” al termine minimo di conservazione. A questo punto scatta la ricerca delle migliori soluzioni, per ridurre ulteriormente il conferimento di tali prodotti nei rifiuti. Ovvero la donazione a fini solidaristici. Dalle originali esperienze delle singole cooperative siamo approdati al progetto “Buon fine” che le comprende tutte e che attualmente vede coinvolti circa la metà dei 1.180 punti vendita Coop e Ipercoop.

Perché non tutti? Quali difficoltà si sono frapposte? Questa legge può contribuire a superarle?
Nel tempo, grazie alla prevenzione e al “Mangiami subito”, è diminuita la quantità di merce eccedente per singolo punto di vendita, ma contemporaneamente il progetto “Buon fine” si è allargato a nuovi punti di vendita e a nuovi soggetti destinatari, facendo registrare un incremento significativo delle quantità donate.
Le difficoltà maggiori sono state nel trovare soggetti destinatari sui territori, in possesso dei requisiti previsti dalla vecchia normativa – molto opportunamente modificata dalla recente “Legge Gadda” – soprattutto per le cessioni di fine giornata di freschissimi, del pane fresco e dei prodotti di forneria e gastronomia. Inoltre, l’onere – con relativi e rilevanti costi – in capo alla gestione di ogni punto di vendita, tenuto a complessi adempimenti amministrativi, fiscali e burocratici. Oggi, questi due grossi ostacoli sono stati rimossi dalla legge Gadda.

 

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