Sopra i 34 anni, residenti in Lazio e al Sud oltre che nei piccoli comuni, per lo più lavoratori autonomi, salariati e ‘inattivi’ (pensionati, casalinghe, studenti, disoccupati). E’ questo l’identikit del consumatore medio che a causa della crisi ha dovuto ridurre i propri consumi alimentari. E’ quanto emerge dalla ricerca “Gli Italiani e i consumi alimentari nel fuoco della crisi” condotta da Astraricerche per conto di Granarolo e presentata oggi a Milano.
La ricerca rileva che gli Italiani hanno messo in campo strategie di sopravvivenza che hanno anche fatto cambiare i modelli di consumo. I consumatori danno più importanza al prezzo (80%) e dopo alla qualità (50%) del food & beverages. E non solo. Si preoccupano, in maniera sempre più crescente, di ridurre gli sprechi: ben il 90% riferisce d’un maggior impegno proprio e dei propri familiari nel ridurre gli sprechi – con i maschi e i giovani lievemente sotto media. Come? Acquistando meno prodotti (52%), conservando e utilizzando gli avanzi (50%), acquistando confezioni più piccole (20%), facendo porzioni più piccole (16%) oltre che con molte altre tecniche minori.
Allo stesso tempo è in atto “un ritorno a casa”: la gente mangia assai di più in casa (64%) e meno al bar (67%) o al ristorante (66%) o in mensa (42%); preferisce i prodotti scontati/in promozione (60%); ‘taglia’ i cibi etnici (37%); recupera cibi e ricette tradizionali (29%); mangia e beve meno prodotti ‘bio’ (21%) o del commercio equo e solidale (20%).
15 maggio 2013
fonte: helpconsumatori.it