Non rovina l’aria e nemmeno la camicia… Portebbe essere questo uno slogan appropriato per la Pedelec (Pedal Electric Cycle), la bicicletta a pedalata assistita da non confondere con la bicicletta elettrica “tout court”, che il Codice stradale considera a tutti gli effetti un ciclomotore con i relativi obblighi che ne derivano.
Muoversi su una “e-bike”, al contrario, detta anche “bipa” – l’unica a potersi fregiare tecnicamente del termine “bicicletta” – è un po’ come veleggiare sulla terraferma. Trasmette una sensazione di libertà, azzerando la fatica e il sudore oltre alle emissioni nocive, compreso in salita. Ecologica e più economica di un comune motorino, la Pedelec eroga buone velocità con poco sforzo, e per chi si reca a lavorare ben vestito o tendenzialmente è pigro o semplicemente non ha più molte energie da bruciare sui pedali, è una soluzione ottimale nel traffico cittadino.
Negli ultimi tempi, poi, la pedalata assistita è pure trendy: la conferma viene dalle vendite che sono in crescita del 12% in Italia (dati di aprile relativi al 2013). Il segmento si rivela così il più dinamico del settore bici anch’esso vivace (+ 10% nel 2013 in Coop, + 27% nel primo trimestre di quest’anno limitatamente agli accessori). L’Ancma, Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori che ha pubblicato i dati, parla di “un fenomeno in espansione soprattutto nelle grandi città“, dove la cultura della mobilità sostenibile si sta diffondendo. In alcuni centri, Modena in testa (dov’è incentivata), la quota di mobilità elettrica sul totale si aggira fra il 3% e il 5%. Si potrebbe dire che la Cina (che possiede il 90% delle 42 milioni di e-bike di tutto il mondo) è ancora lontana, ma meno di qualche anno fa.
Vediamo ora come funziona la Pedelec. Il concetto di base è che il motore elettrico si accende solamente quando il ciclista pedala fornendogli così l’assistenza. Ad ogni giro di pedale, o in altri modelli in rapporto alla forza muscolare (misurata da un rilevatore di sforzo) impressa, un sensore trasmette l’informazione alla centralina collegata al motore. Al momento dell’acquisto, è dunque importante scegliere il sistema di rilevazione della pedalata, poiché da un movimento “simbolico” della gamba si può passare a una pedalata energica per chi vuole mantenersi un minimo in allenamento.
Poi c’è il motore elettrico. Prodotto da colossi dell’elettronica di consumo, deve avere per legge una potenza massima di 250 watt (in Svizzera 500 watt) e non superare i 25 Km orari. Si trova posizionato sul mozzo anteriore o posteriore (con qualche limite di manovrabilità) oppure centralmente, sotto la sella, integrato con la batteria. È opportuno far raffreddare il motore dopo il suo utilizzo e prima della ricarica, che, con le batterie al litio (più performanti di quelle al piombo), può avvenire allacciandosi per una notte alla rete elettrica di casa.
La batteria, di norma collocata nel sottosella o sul portapacchi, va scelta con attenzione guardando non solo all’autonomia (al massimo 40 Km, legata a una serie di fattori tra cui il peso del mezzo), ma anche alla qualità, alla durata (4-5 anni in genere) e alle specifiche tecniche: se più indicata per la pianura, ad esempio, o per la salita.
Le tipologie e i materiali ricalcano quelli delle altre due ruote: in acciaio, alluminio o carbonio; da corsa, da città o mountain bike; ce n’è pure di pieghevoli o con il navigatore satellitare. Coop ha una serie di proposte convenienti che presenta nel suo “Speciale vita all’aperto e bici”, in calendario nella prima metà di giugno.
maggio 2014