Il clima è cambiato? Sì, risponde la comunità scientifica, e ci fa paura. Secondo il Rapporto SDGs 2023 dell’Istat, l’anno scorso in Italia il 71% delle persone era preoccupato per i cambiamenti climatici e l’effetto serra. «Sono al secondo posto nella scala dei timori degli italiani, subito dopo l’aumento dei prezzi» conferma Enzo Risso, direttore scientifico dell’istituto di ricerca Ipsos.
Due fenomeni – prezzi e clima – che non sono affatto slegati, tanto che si parla ormai di inflazione climatica: un altro costo della crisi ambientale che va a gravare direttamente sulle tasche dei consumatori. «Su frutta e verdura si stanno scaricando in maniera diretta le tensioni che derivano dal cambiamento climatico – conferma Claudio Mazzini, responsabile Freschissimi di Coop Italia –. Qualche esempio? A inizio giugno i meloni costavano molto poco, a inizio luglio erano introvabili e carissimi. Ma anche su prodotti una volta ritenuti stabili come patate, carote, cipolle, mele, si assiste a variazioni rapidissime di disponibilità e di prezzi di acquisto. Così il mese di giugno ha visto, sullo stesso mese dell’anno precedente, un’inflazione a due cifre, che in gergo chiamiamo appunto l’inflazione climatica ».
Le gelate primaverili e il continuo susseguirsi di eventi estremi, alluvioni incluse, stanno condizionando in maniera importante la reperibilità di prodotti, di conseguenza, i prezzi all’acquisto per la Gdo. «Come Coop – precisa Mazzini – cerchiamo di “scaricare” solo una parte di questa inflazione alla vendita per non abbattere ulteriormente i consumi e siamo impegnati a contrastare i fenomeni speculativi, riconoscendo invece gli aumenti laddove giustificati».
Il clima infausto, però, si traduce anche in crescenti difficoltà a reperire ortofrutta di buona qualità.