Anche nella crisi, l’immagine dell’industria alimentare italiana tra i nostri connazionali resta positiva, su livelli analoghi (o superiori) rispetto a dieci anni fa. Secondo la ricerca DOXA-Federalimentare, circa 7 italiani su 10 (71%, con punte dell’81%, nelle famiglie con bambini al di sotto dei 14 anni) dichiarano di aver fiducia nei confronti della qualita’ dei prodotti alimentari industriali che portano in tavola – dato allineato a quelli riscontrati dal Monitor DOXA di 10-12 anni fa con simile metodologia. E cresce leggermente – passando dal 62% al 65% nello stesso arco di tempo – la fiducia percepita dagli italiani verso i controlli fatti dalle aziende alimentari sui cibi, dato che nelle famiglie con bambini sotto i 14 anni arriva al 75%.
“La percezione dell’industria alimentare come primo e vero simbolo del made in Italy, soprattutto in un momento complesso come questo – sostiene Filippo Ferrua Magliani, Presidente di Federalimentare – ci fa particolarmente piacere e certifica la vocazione alla qualita’ di un settore chiave dell’economia nazionale. Ma purtroppo la crisi e’ arrivata a colpire anche noi e non c’e’ tempo da perdere perche’, in assenza d’interventi, rischiamo di perdere anche il traino che il nostro comparto ha continuato ad assicurare all’idea del Made in Italy sui mercati esteri. Il 2013, con il suo -4%, e’ stato l’anno peggiore per i consumi interni. Un trend negativo che continua, pur se attenuato, anche nel primo trimestre del 2014. In 10 anni abbiamo visto chiudere 12 mila microimprese. Questo nonostante un andamento decennale assai piu’ dinamico (+8% contro -22%) rispetto al resto dell’industria italiana. L’industria alimentare ha ancora le potenzialita‘ intatte per essere il motore della crescita e della ripresa della nostra economia. Ma serve una politica attenta e sensibile a sostenerne lo sviluppo, piuttosto che ad aggiungere tasse e burocrazia? Misure come il bonus di 80 euro in busta paga potrebbero aiutare a rilanciare il clima di fiducia e favorire un incremento dei consumi alimentari che, grazie a questo provvedimento, potrebbero ammontare al +0,5% circa a valori correnti.”
6 maggio 2014 – fonte: agi