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Dopo la strage in Bangladesh, ora c’è un accordo per la sicurezza

Tessile.jpgLa pressione internazionale dopo la strage di operai in Bangladesh ha portato alla sottoscrizione di un accordo sugli incendi e la sicurezza degli edifici (Accord on Fire and Building Safety in Bangladesh), ovvero un protocollo di durata quinquennale con molte delle più grandi firme di abbigliamento occidentali. Quest’accordo mette insieme complessivamente 31 aziende, che si servono direttamente o indirettamente di più di 1.000 fabbriche in Bangladesh, tra cui la svedese H&M, che è il più grande acquirente di capi di abbigliamento dal Bangladesh, l’olandese C & A, Inditex, proprietario spagnolo della catena di abbigliamento Zara, due rivenditori britannici, cioè Primark e Tesco, il rivenditore tedesco Tchibo, Hess Natur, El Cortes Ingles, Mango, Marks & Spencer, Stockmann, Abercrombie & Fitch e N Brown Group. Inoltre, l’americana PVH Corporation – la società madre di Calvin Klein, Tommy Hilfiger e Izod – ha accettato di aggiornare un analogo accordo già siglato nel 2012. Gap, che stava per firmare il testo dello scorso anno, alla fine si è rifiutato, adducendo preoccupazioni per le implicazioni in termini di responsabilità giuridica.

Anche Benetton, uno degli ultimi clienti della New Wave Style, ha alla fine aderito all’accordo, messa alle strette dalla forte pressione esercitata a livello internazionale, in forza delle prove emerse dalle macerie sui suoi rapporti con i fornitori che si avvalevano di quelle produzioni attraverso intermediari.

In base all’intesa le imprese si impegnano a intervenire finanziariamente per il miglioramento della sicurezza delle fabbriche di abbigliamento in Bangladesh, dando accesso a ispezioni indipendenti in fabbrica e facendosi carico degli adempimenti derivanti, a partire dalla messa in sicurezza degli stabili. I lavoratori hanno il diritto di rifiutare il lavoro pericoloso, conformemente a quanto previsto dalla Convenzione OIL n.155. L’accordo impegna le committenti a interrompere i rapporti con le imprese che rifiutino di fare controlli e migliorare sulla sicurezza.

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