Coop continuerà a fare il suo mestiere che è, oggi più che mai, quello di aiutare le sempre più numerose famiglie in difficoltà. E per far questo servirà innovazione e capacità di interpretare i mutamenti e le difficoltà che la crisi propone. Ma per far questo occorre che il governo e la politica invertano la rotta e mettano il tema del sostegno ai consumi tra le priorità. È questo il filo rosso del ragionamento di Marco Pedroni, nuovo presidente di Coop Italia, che in questa intervista racconta come il sistema Coop vuole affrontare il prossimo futuro.
Presidente Pedroni, cominciamo da una fotografia dell’economia del paese in questo 2013…
La situazione economica è davvero drammatica e lo è ancor di più se vista con l’occhio delle famiglie con redditi medi e bassi. Al calo del Pil si aggiunge un calo del reddito disponibile tra il 2 il 3%. È un dato che va sommato all’eredità degli anni precedenti, in termini di perdite di posti di lavoro, disoccupazione e aumento della pressione fiscale. Se misuriamo il potere d’acquisto delle famiglie italiane siamo tornati ai livelli degli anni 1986/87. È un salto enorme all’indietro. La crisi ha accentuato la polarizzazione dei redditi e quindi si è allargata la forbice tra chi ha molto e chi poco. L’Italia è un paese dove questo fenomeno è particolarmente accentuato. Ci sono segni chiari di impoverimento anche delle classi medie. E lo vediamo ogni giorno nei nostri negozi mentre la gente fa la spesa.
Quindi è difficile vedere segnali di ottimismo. L’andamento dei consumi reali è in evidente calo, non solo sugli anni precedenti, ma anche rispetto ai primi mesi del 2013.
Tutto ciò ci dice una prima importante cosa sul mestiere di Coop che è proprio quello di aiutare le famiglie e di tutelare il potere d’acquisto. Vogliamo aumentare la nostra capacità di offrire convenienza su beni buoni e sicuri, vogliamo renderli accessibili a tutti. C’è il rischio concreto di nuove esclusioni o che una parte dei consumatori accetti pericolosi compromessi sulla qualità.
Ma il comportamento dei consumatori come sta mutando? Quali strategia hanno adottato le famiglie per convivere con la crisi?
Ci sono mutamenti in atto da tempo, che sono profondi e, ritengo, irreversibili. Quando anche usciremo da questa crisi non si tornerà al punto di prima. Tra l’altro ci sono anche aspetti positivi in questo cambiamento, che noi abbiamo in parte stimolato e sollecitato: i consumatori sono più attenti, sfruttano la concorrenza e cercano le offerte migliori, sprecano meno, cambiano il loro mix di acquisti per non rinunciare alle cose per loro importanti. Poi è cresciuta la presenza delle marche commerciali, come il prodotto Coop. Sino a non molto tempo fa i volumi di acquisto, grazie a questi mutamenti, non calavano. Ora, e qui veniamo ai segnali meno positivi, si comincia anche a vedere un calo dei volumi con una disponibilità a rinunciare a qualcosa in termini di qualità. Sono aspetti nuovi che il protrarsi della crisi sta facendo emergere. Finora, pur chiedendo convenienza, nessuno voleva rinunciare alla qualità. Dove qualità significa in primo luogo garanzie di sicurezza e salubrità. Cose che per Coop sono fondamentali. Questo dato deve far alzare l’attenzione contro fenomeni come truffe e contraffazioni che stanno tornando a crescere nel nostro paese. La crisi quindi mescola aspetti positivi ad altri più critici; questo ci chiama, come Coop, ad essere in campo per evitare passi indietro nella consapevolezza e nei diritti dei consumatori. La nostra battaglia è per garantire a tutti prodotti buoni e sicuri, tutelando le fasce più deboli.
La crisi incide anche sulla organizzazione del mercato distributivo in Italia?
Gli operatori più deboli tendono a uscire dal mercato, importanti catene estere stanno disinvestendo soprattutto nel sud. Acquistano peso catene magari di dimensione regionale che in diversi casi si muovono in maniera piuttosto spregiudicata sul piano del rispetto delle regole e della gestione del personale. Come in tanti settori anche nel commercio c’è il rischio che l’impresa cattiva scacci quella buona. E per chi rispetta regole e standard di qualità come noi, ovviamente si fa più difficile competere. Senza dimenticare che siamo un paese in cui c’è una criminalità organizzata che ha soldi da investire e riciclare, sempre più presente anche nel nord del paese, ed a cui questa crisi può offrire occasioni. La guardia su questo fronte va tenuta sempre alta perché anche il settore della grande distribuzione potrebbe finire nel mirino.
Dunque anche Coop è chiamata a cambiamenti importanti?
Sì, Coop deve cambiare. Tutelare quei valori che ci hanno sempre caratterizzato e portare avanti gli obiettivi cui ho parlato non lo si fa nello stesso modo in cui lo si poteva fare 10 o 20 anni fa. Di questo siamo pienamente consapevoli. Da qui l’esigenza di pensare in modo nuovo al nostro ruolo di tutela delle famiglie e dei consumatori nei prossimi anni. Stiamo lavorando, abbiamo azioni che partiranno a breve e altre che richiedono tempi più lunghi, ma il cantiere è aperto…
Proviamo a partire dalle cose che succederanno a breve…
La prima cosa è l’impegno sulla convenienza, il potenziamento delle attività promozionali, il contenimento dell’inflazione. Un ruolo centrale continua a svolgerlo il nostro prodotto a marchio che crediamo rappresenti la miglior risposta alla ricerca di convenienza e qualità. Ma riprenderemo anche nuove campagne consumeriste che puntano a rendere il mercato più trasparente. Vorrei dare un’anticipazione sull’iniziativa che partirà ad ottobre sull’origine delle materie prime, un tema su cui c’è molta sensibilità perché è legato all’italianità dei prodotti; faremo una operazione importante, e saremo i primi a farlo, proprio per garantire al consumatore una informazione completa e stimolare il mercato a essere più trasparente. Con l’autunno partirà un sistema di vendita on-line, gestito qui in Coop Italia, per prodotti non food. Poi ci sono riflessioni a più ampio raggio sui modelli commerciali a partire dagli ipermercati, puntando su una maggiore specializzazione del non alimentare e mettendo al centro l’idea della casa. Infine stiamo lavorando sull’Expo 2015 di cui saremo partner e nel quale proporremo una idea concreta di supermercato del futuro…
Ma restando al sistema Coop, come si declina il rapporto tra dimensione nazionale e singoli territori?
Noi abbiamo l’esigenza e la necessità di tenere insieme questi due livelli. Per questo il modello verso cui Coop deve andare non è quello di un’unica impresa centralizzata, ovunque uguale. Non andrebbe bene per i consumatori italiani. Quel che ci serve è una Coop articolata, presente sui territori, ma che mette a fattor comune tante cose importanti da fare insieme: gli accordi di acquisto con le industrie e con l’agricoltura italiana, lo sviluppo del prodotto a marchio Coop, le campagne consumeriste e di apertura dei mercati, come avvenuto per l’acqua, per i farmaci e la telefonia.
E nello specifico di Coop Italia che ruolo deve giocare?
Veniamo da una vivace discussione che si è conclusa con una forte convergenza delle cooperative. Abbiamo deciso di avviare un progetto comune di riassetto di Coop Italia che sarà sviluppato nei prossimi mesi. Non siamo una holding di controllo delle cooperative, ma lavoriamo in una struttura a rete. Coop Italia deve essere la casa comune delle cooperative, al servizio delle cooperative.
Rispetto all’idea di ampliamento dell’offerta ai consumatori che tipo di evoluzione ci sarà?
La priorità nelle cose da fare va legata all’innovazione commerciale, alle cose nuove che possiamo fare dentro i nostri punti vendita. Per questo stiamo lavorando sul potenziamento dell’area salute e benessere delle persone, partendo dalle esperienze sin qui fatte con i corner Coop Salute. Poi ci sono altri ambiti, che non riguardano direttamente Coop Italia, come i distributori di carburante. Inoltre diverse cooperative stanno pensando a nuove proposte, in partnership con Unipol, sul piano dei servizi assicurativi e finanziari.
Un altro capitolo importante è quello dei rapporti con le industrie e col mondo agricolo del nostro paese…
Noi siamo sempre molto impegnati a far crescere le produzioni agroalimentari italiane, le cifre e le scelte di questi anni sono lì a dimostrarlo. Ma questo deve accompagnarsi alla necessità di produrre meglio, in modo più efficiente e in alcuni casi anche di più, dato che il nostro paese su diversi prodotti, cito il latte e il frumento per tutti, non è autosufficiente. Dunque la valorizzazione dei territori, dei prodotti locali e della qualità è fondamentale. Ma non basta solo poter dire che si produce italiano, il cuore è che vogliamo promuovere, nell’interesse del paese, un salto di qualità nelle nostre produzioni. Questo è lo spirito con cui continueremo a lavorare, anche perché sia noi che chi produce dobbiamo sempre pensare al consumatore.
Abbiamo affrontato tanti temi, ma la premessa è che per sconfiggere questa crisi, c’è bisogno di scelte politiche chiare e coraggiose. Che segnali arrivano dal governo?
Pensare alla ripresa economica del paese senza che si mettano in campo politiche ed azioni di forte sostegno alla domanda interna è miope e sbagliato. Quindi non c’è solo da evitare provvedimenti sciagurati come l’aumento dell’Iva, ma occorre adottare misure di sostegno al reddito e al potere d’acquisto a partire dalle fasce più basse. Bisogna puntare a un riequilibrio nella distribuzione del reddito che è la base per poter rilanciare i consumi. Servono scelte impegnative, dalla lotta all’evasione al taglio delle spese improduttive. Certo l’Italia dipende anche dall’Europa, ma oggi devo purtroppo rilevare come questi temi siano completamente assenti nel dibattito politico del nostro paese e l’azione del governo è insufficiente. Io credo serva una alleanza tra imprese, produttori, consumatori per rilanciare la domanda interna e una crescita sostenibile. Il governo sfidi le imprese su questo e le sostenga.
Se si pensa che l’Italia possa salvarsi solo grazie all’export ci si sbaglia di grosso. Come Coop siamo pronti a fare la nostra parte ogni giorno nei nostri punti vendita, con politiche di convenienza e qualità. Vogliamo far spendere meno la gente e farla star bene. In questo senso la nostra sfida è quella di investire e di conquistare nuovi consumatori; per far questo più che nuovi muri e nuovi negozi, che pure faremo, occorre lavorare in termini di qualità e di innovazione