Non tutte le liberalizzazioni riescono col buco. Se quella della telefonia dopo una partenza confusa sta dando risultati, con 15 operatori che giornalmente si confrontano e si sfidano, quella dell’energia è più virtuale che reale, una delusione per milioni e milioni di consumatori in Italia ma anche in tutta Europa, dove manca un paese-faro e due volte su tre chi cambia fornitore cambia in peggio. I venditori in Italia sono 229 per l’energia elettrica di casa, ben 312 per il gas!
Eppure è passato un decennio dall’avvio di un processo che avrebbe dovuto vivacizzare l’offerta, portando vantaggi in un settore delicatissimo per i bilanci delle famiglie: il 1° gennaio 2003 precisamente l’avvio della liberalizzazione per il gas metano, il 1° luglio 2007 per l’energia elettrica. Siamo nel 2014 ma c’è da riflettere partendo soprattutto da un dato: sono bassissime, circa 100 mila al mese, le migrazioni dal regime sorvegliato dall’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico (Aeeg, regime di maggior tutela per il consumatore, scelto dall’85% degli italiani) a quello completamente liberalizzato. La maggior parte degli utenti domestici che ha compiuto il passo ci ha poi persino rimesso, firmando contratti elettrici più onerosi mediamente del 12,8% rispetto al servizio di salvaguardia, del 4% se erano del gas. Il 17% dei “migranti”, così, è tornato alle vecchie tariffe sancendo una volta di più l’immaturità del sistema.
I dati sono della stessa Aeeg e vengono ripresi da Federconsumatori per denunciare che “da tre anni a questa parte le offerte non sono allettanti e troppa gente paga di più del mercato tutelato”. Al termine dell’ultima indagine nazionale, la settima, Giuseppe Scarcelli e Mauro Zanini concludono che “il quadro è desolante, fatto di scarsa concorrenza, proposte poco trasparenti e carente informazione ai cittadini”. Uno scenario in cui trovano spazio i contratti-truffa e gli indici di morosità in forte aumento. Il caro bollette, invece, fortunatamente è stato attenuato dagli effetti della recessione e delle riforme intraprese dall’Autorità, che hanno fatto abbassare le tariffe – come sottolinea il suo presidente, Guido Bortone – complessivamente del 7% su base annua con un leggero ritocco dovuto agli oneri di sistema. E sulle quali il governo a fine 2013 ha dato un’ulteriore sforbiciata con il decreto “Destinazione Italia”. “Ma – ricorda Mauro Zanini, che di Federconsumatori è anche vicepresidente – quella del 2013 è comunque passata agli annali come la bolletta elettrica record dal dopoguerra ad oggi. La spesa per una famiglia tipo che consuma annualmente 2.700 kWh è stata di 515 euro, +80% se prendiamo in esame gli ultimi sedici anni!”.
Eppure, alla luce di un attento confronto che risulta, però, assai arduo per via della complessità della formazione del prezzo e del linguaggio disomogeneo dei venditori, i risparmi, sebbene contenuti, sarebbero possibili e in leggero aumento. “Le tre migliori offerte rivelate dalla nostra indagine – spiega Zanini – sono più convenienti dal 12% al 9% annuo rispetto al servizio di maggior tutela del gas. Per l’elettricità la convenienza è inferiore: del 5,39% per le offerte indicizzate e del 10,62% per quelle a prezzo bloccato”. In tutti i casi le proposte più invitanti si trovano online; peccato che la stragrande maggioranza degli italiani continui ad ignorarle. Il modello delle assicurazioni appare lontano: solo il 2% delle attivazioni web avviene infatti utilizzando il comparatore “Trova offerte” messo a disposizione dall’Aeeg sul suo portale (www.autorita.energia.it) per quanto sia poco rappresentativo: solo una trentina sono le aziende presenti su base volontaria.
Maggior tutela
Ma come funziona il regime di maggior tutela e qual è la sua ragion d’essere? Per quanto siano in molti non solo a Bruxelles a voler abbandonare questo regime pensato come “transitorio” verso la completa liberalizzazione, finora lo scudo ha ben “protetto” l’85% delle 29 milioni di utenze domestiche italiane, più le piccole attività commerciali che vi ricadono sotto. “Il regolatore – continua Zanini – nel recepire le direttive europee ha previsto questo passaggio graduale in modo da non esporre a enormi rischi milioni di persone che non hanno confidenza col libero mercato”. Mai profezia si rivelò più azzeccata.
Ma chi è l’Acquirente Unico? È una spa che acquista all’ingrosso a nome dei piccoli consumatori del “mercato tutelato”. Compra l’energia alle condizioni più favorevoli e poi la cede ai distributori come Enel (143, che gestiscono la rete su concessione ministeriale) o ai venditori al dettaglio, che con i primi tra parentesi stanno litigando per avere remunerate le riscossioni. Il prezzo viene aggiornato trimestralmente in base agli acquisti e alle stime per i mesi successivi. Simile è il meccanismo applicato al gas, dove per stabilizzare il prezzo occorre attenuare l’effetto altalena dei listini degli idrocarburi.
L’aspetto paradossale è dunque che abbiamo da una parte un mercato eccessivamente frastagliato in cui operano per giunta società verticalmente integrate che non consentono reali passaggi tra soggetti. Dall’altra l’Acquirente Unico che è in grado di colmare questa lacuna facendo “massa critica”, ovvero comprando ai prezzi migliori sulla piazza. Un po’ lo stesso circolo virtuoso che sul versante del consumo finale perseguono i consorzi di energia a favore delle imprese associate – come il bolognese Galvani, nato dalla sinergia tra Legacoop e Unindustria – o per l’utente domestico quel che rappresentano i gruppi d’acquisto. Un fenomeno nuovo per il nostro paese. Il primo è stato istituito dall’associazione Altroconsumo che ha raccolto 170 mila adesioni ad “Abbassa la bolletta”. “Ai sottoscrittori proponiamo un’offerta unica per la fornitura di luce e/o gas – dice Altroconsumo – con un risparmio medio sulla combinazione delle due bollette di 190 euro l’anno”. Ma non tutti (vedi intervista) sui gruppi d’acquisto sono pronti a scommettere.