Nel video di lancio si ascoltano le esperienze di donne autiste che hanno cambiato la loro vita grazie a Uber. A Nairobi, come a Londra, come a Bogotà, guidare l’auto noleggiabile con l’autista “rosa” ha significato per loro parità economica con l’altro sesso, maggiore indipendenza e possibilità di conciliare i tempi di lavoro con quelli della famiglia.
Sarà perché eravamo a cavallo dell’8 marzo, fatto sta che Uber (servizio ormai disponibile in 250 città e 50 Paesi del mondo), che tanto continua a far parlare di sé anche per gli scontri con la categoria dei tassisti e con la stampa, ha fatto questa volta una mossa “politicamente corretta”, puntando sulle donne per migliorare la sua immagine dopo averci provato coinvolgendo nel suo network i veterani di guerra.
L’azienda di San Francisco ha annunciato che creerà un milione di posti di lavoro per le donne entro il 2020. L’iniziativa è frutto della collaborazione con UN Women, organizzazione delle Nazioni Unite impegnata nell’uguaglianza di genere. L’uguaglianza fra uomini e donne – scrivono sul blog aziendale il ceo di Uber Travis Kalanick e il direttore di UN Women Phumzile Mlambo-Ngcuka – è un obiettivo che può essere conseguito se le donne hanno “accesso a guadagni sicuri e uguali“.
La società calcola che negli Usa solo il 14% dei 160mila autisti di Uber sia donna. Tra l’altro il tema della sicurezza delle donne che usufruiscono del servizio è quanto mai sotto i riflettori dopo la denuncia di stupro da parte di una passeggera a Nuova Delhi, in India. A New York ad esempio, dove il 99% dei tassisti è uomo, c’è un servizio ad hoc che si chiama “SheRides” e che tramite app fa richiedere un taxi con al volante una donna. Uber, precisa l’edizione americana di Huffington Post, non consentirà per ora di scegliere il sesso di chi guida l’auto.
Per il momento non sono stati resi noti altri dettagli. Una portavoce di Uber, Molly Spaeth, ha dichiarato che l’azienda ha in programma di discutere “nuova iniziative” con l’Onu. Proprio il segretario genereale, il sudcoreano Ban Ki-moon al suo secondo mandato, si è di occupato del tema ieri aprendo i lavori della 59esima sessione della Commissione sulla condizione femminile: “Il nostro obiettivo deve essere quello di arrivare alla parità di genere entro il 2030”.
(fonti: Ansa. Wired)