Attualità

Televisori da cambiare? Ecco cosa sta succedendo

Televisore.jpgIl mondo dei televisori è in agitazione, circolano a “varie frequenze” sui media e nei punti vendita informazioni più o meno corrette, tra il confuso e l’allarmato, su un’altra possibile rivoluzione a soli quattro anni dal completamento della prima (passaggio dall’analogico al digitale).

Facciamo un po’ di chiarezza
Il tema è quello dell’adeguamento a una nuova tecnologia di trasmissione del segnale televisivo digitale terrestre più avanzata – o meglio determinata dalla prepotente avanzata della telefonia mobile – che presenta dirette ricadute sugli acquisti del consumatore.

Dobbiamo cambiare di nuovo la tv allora? Serve un altro decoder? Ci sarà di nuovo un periodo di switch off? Questi gli inquietanti interrogativi che serpeggiano tra milioni di italiani.

Tutto nasce dal fatto che la Ue per lasciare spazio alle telecomunicazioni mobili in modalità 4G e 5G, in rapida crescita, ha chiesto da tempo ai vari governi di lasciare libera la “banda 700” (parliamo di MHz), cioè circa un terzo di quella oggi utilizzata per le trasmissioni televisive. Questo perché le comunicazioni terrestri via etere sono ideali per le connessioni con smartphone e tablet, e almeno in Italia il digitale terrestre (non il cavo o il satellite come in altri paesi) è anche la piattaforma preferita dalle emittenti televisive.

Se da una parte questa “rinuncia di banda” delle tv pone problemi di tempistica (per ora è il 2020 il limite fissato dalla Commissione europea, con possibilità di slittamento al 2022), dall’altra implica la messa in commercio, già un po’ di tempo prima, di apparecchi televisivi idonei a ricevere un nuovo protocollo trasmissivo con un nuovo codec, a maggiore compressione, che serve per continuare a vedere quello che già si vedeva prima, ma su uno spettro più ristretto di un terzo.

Ma quando diventeranno obbligatori i nuovi apparecchi? E perché bisogna vedere proprio tutto quello che già si vede ora, se lo spazio si restringe?

Dal 1° gennaio 2017 in vendita solo tv DVB-T2
Allo stato attuale e salvo proroghe, la normativa italiana (decreto “Milleproroghe” convertito in legge a fine 2014) prevede l’obbligo per i produttori di vendere ai distributori (e dunque anche a Coop), a partire dal 1° luglio, solo apparecchi di nuova tecnologia che abbiano un decoder integrato di tipo DVB-T2 in sostituzione dell’attuale DVB-T. In più riporteranno in etichetta la sigla HEVC, che è il nome del nuovo codice di compressione (chiamato anche MPEG 5) che va a rilevare l’attuale MPEG 4-ACV usato per l’alta definizione. L’HEVC supporta l’ultra definizione fino a 8K.

La vendita al dettaglio di questi televisori con un “motore nuovo”, chiamiamolo così per semplificare – già presenti nei punti vendita e la cui diffusione aumenterà con le novità e le promozioni attese per l’estate – diventerà obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2017 (salvo proroghe al momento non previste). Fino a quella data le due tipologie di tv digitali, di prima e seconda generazione, conviveranno.

Le scelte possibili per un consumatore
Quali sono allora le prospettive per chi voglia cambiare televisore oggi, e che cosa deve aspettarsi invece chi ha già provveduto?
Va sottolineato che la materia è in evoluzione: le associazioni di consumatori sono sul piede di guerra (“perché è sempre il consumatore a dover pagare i costi delle transizioni tecnologiche?”) ed è evidente che ci sono interessi ed equilibri in gioco da salvaguardare.

Tornando al consumatore, in estrema sintesi si trova messo davanti a un bivio. Da una parte acquistare un televisore già adeguato con le sigle DVB-T2 e HEVC bene in mostra, senza avere più pensieri almeno per qualche anno, sempreché le scosse di terremoto sull’etere non proseguano. Dall’altra optare per un modello oggi comune di televisore, cioè un DVB-T MPEG 4 che troverà ancora in commercio fino alla fine dell’anno, prima del suo (prematuro) pensionamento, a prezzi particolarmente scontati.

In questo secondo caso quando nel 2020 (o 2022 se ci sarà il probabile slittamento) si dovrà tutti passare (con un altro switch-off?) al nuovo sistema a risparmio di banda, il teleutente con una spesa non eccessiva dovrà dotarsi di un decoder digitale esterno di tipo DVB-T2 HEVC. Va aggiunto per completezza d’informazione che la vita media di un televisore oggi è calcolata intorno agli 8 anni.

Un escamotage, quello del decoder esterno, che sembrava consegnato all’album dei ricordi e che invece si ripresenta anche per coloro che hanno già provveduto anni fa a cambiare apparecchio. Vista la complessità delle varie situazioni, è consolante sapere che Coop ha provveduto ad informare gli addetti alla vendita i quali potranno fugare in negozio i dubbi di soci e consumatori.

Idee e interrogativi sul tappeto
Restano intanto sul tappeto, per chi voglia approfondire, alcuni interrogativi di fondo.
Perché, ad esempio, mantenere tutte le frequenze attualmente assegnate in concessione e non ridurre invece il numero dei canali (di cui alcuni inutili) per occupare un minor spazio nell’etere? Perché non mantenere lo standard DVB-T MPEG 4 che già consente notevoli risparmi di banda come hanno fatto in Francia, salvando così il parco televisori da nuove turbolenze? Un’altra possibilità di cui si discute è quella di mandare, nel 2020 o 2022, solo i canali in alta e ultra definizione sui nuovi standard trasmissivi, limitando il problema della ricezione a chi ha i televisori più performanti. Vedremo quale sarà il prosieguo.

 

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