Chi si doveva iscrivere si sarà già iscritto, ma vale comunque la pena dare un’occhiata a quanto costano le rette universitarie in Italia. Intanto c’è da rilevare che in media quest’anno le rette registrano un aumento del 3% rispetto allo scorso anno accademico, mentre le università del Nord si confermano le più care, con tasse superiori rispetto alle altre. A differenza degli altri anni, invece, sono gli atenei del Centro Italia, e non quelli del Sud, a risultare più economici. I dati vengono dal quarto rapporto sul costo degli atenei italiani, realizzato dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che ha svolto un’indagine sulle imposte universitarie, facendo riferimento alle fasce di reddito standard.
Quali i risultati? Ancora una volta risulta che le università del Nord Italia impongono tasse più alte rispetto alle altre. I più economici sono gli atenei del Centro Italia, mentre le università del Nord si confermano le più care: la media del Nord supera quella del Centro del 30% e addirittura del 42% per la prima fascia. Il primato di università più cara va a Milano: per frequentarla gli studenti devono versare tasse medie minime di 748,50 euro. Segue Padova, che per chi si colloca nella fascia più bassa prevede mediamente imposte di 722,77 euro annui.
Si legge nel Rapporto: “Per quanto riguarda invece il confronto con lo scorso anno accademico, è necessaria una precisazione. Si nota infatti che per il 2013-2014 gli importi totali medi relativi alle prime due fasce di reddito hanno subito una leggerissima flessione (-0,3% per la prima fascia e -1,37% per la seconda). Tale evidenza è positiva solo in parte, poiché in questo caso il meccanismo della media matematica restituisce un risultato che non corrisponde del tutto alla realtà: nonostante quasi tutti gli Atenei facciano registrare un incremento delle tasse, la consistente diminuzione delle rette dell’Università di Parma (che fino allo scorso anno deteneva il primato di ateneo più caro d’Italia), sommata alla lieve riduzione delle imposte dell’Ateneo di Milano, fa sì che la media complessiva sia, anche se di poco, inferiore a quella dell’anno scorso. Prendendo invece in esame gli importi per altre tre fasce di reddito, gli aumenti ammontano rispettivamente a +2,71%, +3,86% e +5,51%”. La media nazionale registra complessivamente un aumento di costi del 3% rispetto all’anno accademico 2012/2013.
“Non dimentichiamo, infine, che il calcolo delle tasse è basato sulla dichiarazione dei redditi, quindi nell’analisi occorre considerare anche il peso dell’evasione fiscale”, dichiara Rosario Trefiletti, presidente Federconsumatori. In pratica, il fatto che le famiglie di alcuni ragazzi dichiarino redditi inferiori a quelli che realmente percepiscono “porta alla crescita progressiva del numero di studenti che rientrano nelle fasce più basse: questo – spiega l’associazione – innesca la riduzione dei fondi da distribuire, penalizzando quindi coloro i quali hanno davvero bisogno di usufruire dell’istruzione pubblica a costi accessibili”.
8 ottobre 2013 – fonte: helpconsumatori