Riunisce oltre 300 tra le più importanti istituzioni e organizzazioni del mondo economico e sociale impegnate a realizzare e promuovere gli Obiettivi di sostenibilità fissati dall’Onu. Nata cinque anni fa, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) organizza ogni anno il Festival dello Sviluppo Sostenibile, la più grande iniziativa italiana di diffusione della cultura della sostenibilità e dell’Agenda 2030. La quinta edizione si svolgerà in tutta Italia e online dal 28 settembre al 14 ottobre, e punta a una forte partecipazione dal basso: le candidature per proporre eventi e iniziative sono già aperte sul sito www.festivalsvilupposostenibile.it.
Da poche settimane l’ASviS ha una nuova guida: dopo cinque anni come presidente, Pierluigi Stefanini (nella foto) è stato designato anche portavoce, sostituendo Enrico Giovannini, divenuto ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili. Stefanini, che insieme a Giovannini è stato tra i fondatori dell’ASviS, è anche presidente del Gruppo Unipol e della Fondazione Unipolis, oltre che uno degli esponenti più noti del mondo cooperativo e di Coop.
Il Pnrr dà il via a politiche di spesa pubblica dirompenti. Siamo di fronte a un’occasione storica per le riconversione, in chiave verde e sostenibile, del nostro paese? Senza dubbio il piano Next Generation Eu rappresenta un cambio di paradigma per l’Unione europea, che per la prima volta ha di fatto creato un debito comune per finanziare la ripresa da una delle più gravi crisi che ha vissuto. Lo stanziamento di 750 miliardi può essere un’occasione storica non solo per la ripresa delle nostre economie e delle nostre società, ma uno strumento per garantire che essa avvenga in modo sostenibile e resiliente. In effetti le linee guida individuate dalla Ue invitano tutti i paesi ad effettuare simultaneamente una transizione ecologica giusta, la trasformazione digitale, lo sviluppo del pilastro sociale in chiave di inclusione e coesione, con particolare attenzione ai giovani ed alla parità di genere, l’implementazione della strategia sulla biodiversità, con target da raggiungere entro il 2030.
A fine maggio ASviS ha elaborato una serie di osservazioni dettagliate al Piano. Che tipo di interlocuzione volete avere con il Governo e nella sua realizzazione?
L’ASviS aveva già presentato al Governo un’analisi dettagliata il 9 marzo (erano presenti i ministri Colao, Cingolani e Bonetti), esaminando il Piano che era in fase di elaborazione. Sulla base di quella abbiamo compiuto un’operazione unica nel nostro paese, riclassificando tutti gli interventi del Pnrr alla luce degli obiettivi dell’Agenda 2030. Con il Governo e con il Parlamento abbiamo avuto un dialogo costante, maturato in diverse audizioni alle camere e nei ministeri. Sarà importante continuare il dialogo con la società civile sulla realizzazione del Piano: questa è una delle condizioni presenti nelle linee guida del Next Generation EU. La nostra sottolineatura critica e lo stimolo costante al Governo e al Parlamento evidenziano il fatto che il paese si deve dotare di una strategia nazionale come indicato dall’Agenda 2030, e questa scelta chiave deve rendere coerente il Pnrr con una visione sistemica, integrata, capace di rispondere con efficacia al bisogno di trasformazione degli assetti economici, sociali e ambientali del nostro paese. Il prossimo approfondimento a cura dell’ASviS sarà nel nostro Rapporto annuale, che verrà presentato in apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2021.
Mancano meno di 10 anni alle scadenze dell’Agenda 2030 Onu. Il Pnrr è in linea con gli obiettivi Onu e quali punti dovranno essere seguiti con più attenzione? Il Pnrr include importanti misure su alcuni aspetti chiave della transizione verso la sostenibilità. In particolare, il 37% delle risorse è destinato alla transizione ecologica, e il 100% dovrà essere rendicontato come non nocivo all’ambiente. Un investimento di tale mole ovviamente avrà ricadute importanti sugli aspetti sociali, come occupazione, livelli di reddito, accesso ai servizi. Mancano però, e questo dipende anche dall’impostazione a livello europeo del Next Generation, misure importanti su temi come la cooperazione allo sviluppo, questione chiave per sconfiggere la pandemia in tutto il mondo, e la salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi naturali.
In che modo, a suo avviso, la pandemia ha modificato le urgenze e i bisogni del paese? La pandemia ha messo in evidenza le fragilità di ampi settori della società italiana, in gran parte pre-esistenti. Pensiamo che nel 2020 le famiglie in povertà sono state oltre 2 milioni, il che significa un milione di persone in più rispetto all’anno precedente. In totale, parliamo di circa 5,6 milioni, cioè quasi il 10% della popolazione italiana. Si tratta di famiglie povere e a rischio di povertà o esclusione sociale, scarso accesso ai servizi, in primis quelli sanitari ma anche scolastici, con forti disparità a livello territoriale. Tuttavia, la pandemia ha anche rinsaldato la convinzione che non si possa continuare con il vecchio modello di sviluppo, ma che bisogna adottare profondi cambiamenti per garantire che il nostro paese non sia più esposto a shock come quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.
Presidente, la sua storia è intrecciata a quella della cooperazione e di Coop. Quale ruolo può avere il sistema cooperativo nel rilancio economico e civile del nostro paese dopo la pandemia? Il sistema cooperativo è uno dei punti di forza del paese e la sua vocazione solidaristica risponde appieno al motto dell’Agenda 2030: “Non lasciare nessuno indietro”. Il sistema cooperativo potrà giocare, insieme a tutto il settore privato e alla società civile, un ruolo cruciale, trasformando le promesse in azioni concrete per lo sviluppo sostenibile ,che siano in grado di realizzare risultati sempre più avanzati, in linea con quanto già fatto da anni a questa parte. In particolare sappiamo che questo processo trasformativo chiama in causa l’attuale assetto dei consumi, il bisogno di uno sviluppo dell’economia circolare, un forte incremento delle energie rinnovabili, l’implementazione di sistemi digitali al servizio dei bisogni sociali e culturali dei cittadini. La cooperazione dei consumatori può essere un importante soggetto promotore di nuovi modelli di consumo, di comportamenti sani e sostenibili quale leva fondamentale per costruire un futuro sostenibile, giusto e solidale.