Quali sono secondo lei i punti critici della sicurezza stradale in Italia?
Nonostante i notevoli passi avanti fatti nella riduzione complessiva del numero di morti ci sono ancora due fasce di utenti della strada che destano preoccupazione.
Si tratta di bambini e anziani che muoiono ancora in gran numero sulle nostre strade. Nel 2013 ha perso la vita un bambino alla settimana e per quanto riguarda gli anziani forse non tutti sanno che il 60% dei pedoni morti ha più di 60 anni.
Ma forse il dato più sconcertante e in gran parte sottaciuto è quello relativo alla pirateria stradale.
Cosa intende con pirateria stradale?
La pirateria stradale è omissione di soccorso. È il comportamento di quegli automobilisti che fuggono dopo aver causato un incidente. Qui le cifre raccolte dal nostro osservatorio destano da qualche anno preoccupazione e non sembrano mostrare un’inversione di tendenza.
A cosa ricondurre questo comportamento?
Per tanti anni l’omissione di soccorso è stato quasi un reato tabù: un codice etico di chi si muoveva in strada imponeva di soccorrere chi si trovava in difficoltà. Oggi questo codice sembra logorarsi di fronte al progressivo depauperamento del valore della vita nella nostra società.
È un fatto culturale ma anche legato alla crisi che ha fatto aumentare gli automobilisti che circolano senza un’assicurazione auto valida. E poi c’è la difesa del proprio “patrimonio di mobilità”.
Ci spieghi meglio…
Per tanti oggi la mobilità è il patrimonio da difendere a ogni costo. Avere o non avere la patente è per tanti il patrimonio essenziale. Nel momento in cui mi ritirano la patente sono un paria perché in moltissimi casi esco dal circuito produttivo. Ecco perché si scappa: per difendere la patente a cui magari è legato il posto di lavoro, perché il valore della vita equivale a zero, perché i reati della strada sono considerati reati di serie b. Sappiamo che oltre il 60% dei pirati della strada viene identificato e arrestato ma la tentazione di farla franca rimane comunque forte.
Come si può contrastare questo fenomeno?
In tre modi: intensificando la comunicazione e l’educazione per ristabilire la centralità della vita umana nella scala dei valori, spiegando che scappare non conviene perché le probabilità di farla franca diminuiscono sempre di più e infine comminando sanzioni più severe che stigmatizzino la sanzione sociale che la comunità riserva a chi compie omissione di soccorso.