1. Home
  2. Attualità
  3. “Quanto ci costerà l’ignoranza?”
Attualità

“Quanto ci costerà l’ignoranza?”

Marino-Sinibaldi.jpg“Apre una biblioteca è un’investimento in perdita o in attivo? Nell’immediato magari è una perdita di risorse. Ma ovviamente sappiamo tutti che non è così. Perché una biblioteca genera valori che non sono misurabili”. Parola di Marino Sinibaldi. La sua voce la conosciamo bene, perché lui è il direttore di  Rai Radio 3. Più che una radio un’istituzione culturale, una comunità di ascoltatori che si aggrega intorno al racconto e al commento della vita culturale del paese.  

Direttore, come si possono misurare gli effetti positivi della cultura sulla società? E ha senso farlo
Sottovalutare gli effetti positivi a lungo termine di investimenti ‘a perdere’ come quelli della cultura significa disconoscere ad esempio, il valore di un’invenzione. A cosa serve un’invenzione, prima che serva a qualcosa? Nasce dallo sprecare tempo, o no? E in fondo, cosa è stato il nostro Rinascimento? Pensiamo a quanto ancora dobbiamo al Rinascimento… Attraverso quel linguaggio il nostro paese ha dato identità a se stesso. Insomma, quando parliamo della necessità di investire sulla cultura dovremmo essere capaci di non fare calcoli. Proprio perché sono impossibili da fare. La cultura non è solo un fatto economico, ma anche sociale di incalcolabile valore. 

Gli investimenti sulla cultura generano anche posti di lavoro, però…
Certo, ma questo è scontato. Quello che un investimento sulla cultura genera, è qualcosa di molto diverso, ovvero genera nel tempo una società più avanzata. Come paese siamo a un bivio: o investiamo nella formazione, nell’istruzione, nella ricerca e nella cultura, che è la strada dei paesi più avanzati, oppure ci tagliamo il futuro. Senza considerare che aumenterà ancora il divario tra l’Italia e gli altri paesi che continuano a investire. Semplicemente finiremo all’angolo, e perderemo la nostra capacità di capire il mondo – oltre che i posti di lavoro. La cultura, infine, ci consente di risparmiare: prendiamo ad esempio un fatto come la tragedia di Lampedusa. Al festival dell’Internazionale a Ferrara se ne è parlato tanto, erano quei giorni lì. Chi c’era ha potuto rendersi conto che attraverso lo studio, le ricerche serie sui meccanismi di emigrazione e la storia di quei popoli, potremmo capire qualcosa di più di quel che accade e quindi intervenire senza buttare soldi dalla finestra. Invece oggi qualsiasi intervento nasce dalla lettura caricaturale del fenomeno fatto dal giornalismo e dalla politica. Così pagheremo prezzi sociali altissimi e rimarremo vittime dei nostri pregiudizi. 

Anche i consumi culturali calano… 
C’è un’Italia che vive per la cultura, va ai festival, si fa le file e fa sacrifici… Ma c’è anche un’Italia che ha ridotto le proprie attese a tutti i livelli, anche quelli culturali. Guarda solo la tivù e si rinchiude nella propria dimensione domestica, privata. La tendenza è questa, purtroppo, e non è solo una statistica. Ecco, dobbiamo cercare di non cadere nella tentazione di richiuderci nei nostri spazi, dobbiamo cercare di non chinare la testa…

Condividi su

Lascia un commento

Dicci la tua! Scrivi nello spazio qui sotto cosa pensi dell’articolo, la tua opinione è importante per noi.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Iscriviti alla
newsletter

di Consumatori

Ricevi ogni mese via mail la rivista digitale e le notizie più interessanti