La sua cattedra era una telecamera Rai e il suo nome era Alberto Manzi. Condusse per quasi 10 anni “Non è mai troppo tardi” e faceva, dietro la telecamera, quel che avrebbe fatto in una qualsiasi classe elementare del paese: insegnare l’italiano. Contrastare l’analfabetismo dell’Italia di allora con semplici lezioni tenute con il solo ausilio della lavagna. Le trasmissioni avvenivano nel tardo pomeriggio, prima di cena… una vera e propria scuola serale. Sarebbe utile ancora oggi, no? Ma forse la sua trasmissione verrebbe tagliata per mancanza di audience. Perché farebbe parte della tv che oggi è minoritaria.
Tutti gli aspetti dell’attività ancora oggi modernissima del maestro Manzi verranno analizzati con uno sguardo soprattutto alla multiculturalità: fu infatti maestro anche in carcere, fu viaggiatore e, nell’ideare trasmissioni anche per i migranti, si propose di capire cosa, della lingua italiana, è fondamentale apprendere subito. Le iniziative dedicate a “Lo sguardo multiculturale di Alberto Manzi” (anche in collaborazione con Coop Adriatica) si svolgeranno fino all’aprile di quest’anno tra le Province di Forlì-Cesena e Rimini. Mostre, seminari, proiezioni di filmati, convegni: il programma completo sempre sul sito www.centroalbertomanzi.it
A chi volesse conoscere da un punto di vista del tutto privilegiato la vita e le opere di Alberto Manzi, segnaliamo il libro di Giulia Manzi, sua figlia, “Il tempo non basta mai” uscito recentemente per add editore.