Il mensile ‘Terre di mezzo’ ha chiesto a 200 negozianti in tre quartieri della movida milanese: Navigli, Marghera e Isola, se pagano il pizzo. E la risposta è stata sconcertante: nel quartiere Isola, il 9,8 per cento di 66 negozianti interpellati ha dichiarato di aver avuto esperienza di racket, usura e pagamento di servizi imposti; il 22 per cento considera il racket una delle principali minacce per la propria sicurezza; il 53 per cento dei commercianti ha cominciato la sua attivita’ con denaro proprio. L’inchiesta, durata un anno, e’ stata portata avanti da Terre di mezzo e Agesci con un questionario di 30 domande incentrate sul tema dell’accesso al credito e sulle esperienze dirette di casi di usura, richiesta di pizzo o imposizione di servizi non richiesti.
”Con la crisi economica i commercianti si trovano senza liquidita’ e con le banche che non li aiutano, si sentono esposti al rischio di finire nei giri sbagliati: che sia per ottenere protezione o per avere finanziamenti – scrive Lorenzo Bagnoli su Terre di mezzo – Del resto, le cronache degli ultimi due anni e mezzo riportano casi che potrebbero essere riconducibili a racket e usura, come incendi dolosi.
Oltre all’aumento delle forze dell’ordine in zona, indicato come una delle tre misure da adottare nel 48 per cento dei casi, i negozianti chiedono di sensibilizzare gli istituti di credito ad aiutare il commercio (35 per cento) e assicurare un’accurata consulenza finanziaria (25 per cento). ”Nel quartiere Navigli, invece, le cosche della ‘ndrangheta non impongono il pizzo, per il semplice motivo che i locali li comprano, riciclando il denaro sporco del traffico di droga – si legge nell’inchiesta pubblicata da Terre di mezzo – Tra gli esercizi commerciali di via Marghera e delle strade intorno, quasi tutti i negozianti che hanno accettato di compilare il questionario (sono stati 84) sono convinti che le organizzazioni criminali possiedano attivita’ commerciali nella zona”.
14 giugno 2013 – fonte: ansa