Ogni anno circa 700mila ragazzi, in pratica 2 su 10, non tornano tra i banchi o lo fanno in modo tanto precario da non avere alcuna possibilità di successo formativo. Per indagare a fondo l’impatto economico e sociale della dispersione scolastica e proporre soluzioni ottimali parte quest’anno una ricerca che vede come capofila la onlus Intervita, con l’associazione Bruno Trentin della Cgil e la Fondazione Giovanni Agnelli.
Con il 17,6% di ragazzi che abbandonano gli studi, l’Italia, secondo i dati Istat ed Eurostat, è in fondo alla classifica europea: un gap pesante con il resto dell’Europa, dove in media l’abbandono scolastico è del 14,1%. Nei paesi di pari sviluppo socio-economico la media è molto più bassa: in Germania è 10,5%, in Francia 11,6%, nel Regno Unito 13,5%. Il dato aumenta al Sud Italia, dove è al 22,3%, mentre al Centro-Nord di attesta intorno al 16%. Rispetto al 2000, quando erano il 25,3%, i cosiddetti early school leavers sono diminuiti, con un primo passo avanti verso il raggiungimento dell’obiettivo Europa 2020 del 10%. Un dato su cui è prudente il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria: “C’è un lento miglioramento dei dati sulla dispersione, assolutamente insufficiente, che deriva dallo sforzo immane delle scuole pubbliche”. “Il danno alle possibilità di sviluppo e il fallimento formativo sono stati finalmente messi in relazione con strumenti molto più fini che in passato”, ha aggiunto intervenendo alla presentazione degli obietti della ricerca.
“Colpisce soprattutto – per Valeria Fedeli, vice presidente del Senato – che al Sud quasi un ragazzo o una ragazza su 4 abbandonino la scuola: in un circuito esponenziale che unisce dispersione scolastica e disoccupazione giovanile con la criminalità. Con un danno per la società che perde capitale umano”.
3 ottobre 2013 – fonte: ansa