Provati dalla pandemia ma generosi, ancora capaci di donare nonostante le difficoltà e l’ansia per il futuro. È questa la fotografia degli italiani di fronte alle donazioni solidali tra il 2020 e il 2021, gli anni terribili che hanno portato a un ripiegamento delle persone su loro stesse: per paura, difficoltà economiche, o anche semplicemente per i ripetuti lockdown che hanno penalizzato proprio la socialità. «Le conseguenze della pandemia – spiega infatti la presidente di CSVnet, la rete dei centri di servizio per il volontariato, Chiara Tommasini – non sono state uniformi per tutto il volontariato e il terzo settore. Lo sforzo straordinario che gli italiani hanno messo in campo per le raccolte fondi nazionali a favore degli ospedali e della Protezione civile hanno in parte drenato risorse dalle associazioni e le conseguenze per molte di esse sono negative. Le realtà che avevano più mezzi e qualche patrimonio accumulato hanno retto meglio la situazione, ma dal nostro osservatorio vediamo che c’è stata una forte reazione di tutto il volontariato italiano per continuare a portare avanti le proprie attività e ad operare sul campo in totale sicurezza. È importante che tutti sostengano l’impegno delle associazioni sia con donazioni economiche sia con l’impegno personale in percorsi di volontariato. La società non è sola grazie al volontariato e dobbiamo fare in modo che nemmeno il volontariato sia lasciato solo dalle proprie comunità». Un auspicio da condividere tanto più in questo momento dell’anno in cui ci si avvicina al Natale.
Secondo il report annuale “Noi doniamo”, infatti, che indaga su varie tipologie di dono (di denaro, di tempo e biologica, ovvero sangue e organi), l’emergenza Covid ha provocato un drenaggio importante di risorse dalle classiche cause su cui gli italiani praticano la loro solidarietà economica attraverso le organizzazioni non profit (Onp) ad altri destinatari (come la Protezione Civile, gli ospedali, etc.). Anche secondo l’indagine “Italiani solidali” di Bva Doxa, nel 2020 la quota di cittadini che hanno effettuato donazioni informali (ovvero donazioni alla Messa, elemosina per strada, raccolte informali a carattere religioso e non, donazioni per la scuola etc.) ha registrato un calo rilevante passando dal 41% del 2019 al 33% del 2020.
Le donazioni alle Onp sono così passate dal 26% del 2019 al 21% del 2020. E purtroppo anche il 2021 conferma il trend negativo: è del 43% la quota di organizzazioni che stima di chiudere l’anno con una diminuzione delle entrate moderata o consistente. In mezzo ad un quadro di crisi per le entrate da raccolta fondi, dalle Onp emerge comunque qualche elemento positivo: per un 28,4% di loro sono aumentate nel 2020 le donazioni online.
Anche la donazione di tempo e capacità, cioè di volontariato, è stata messa alla prova dalla pandemia. Secondo un’indagine Istat, la quota di coloro che hanno svolto attività gratuite in associazioni è calata dal 9,8% al 9,2%.«Ma il volontariato – spiega Tommasini – non si è comunque mai fermato di fronte all’emergenza pandemica. Non dimentichiamo che soprattutto in alcune zone del Paese i volontari che operavano sul campo nella fase di emersione della pandemia hanno pagato un alto tributo in termini di contagi e vite umane, ma la reazione solidale è stata più forte del colpo subito. Lo ha affermato recentemente anche il presidente del Consiglio Draghi, quando ha ringraziato i volontari e assunto l’impegno di aiutarci in questa delicata fase. Il prezzo che abbiamo pagato è stato alto, si pensi solo ai dispositivi per operare in sicurezza o allo sforzo enorme di assistenza alle comunità. Ora ci aspettiamo che i decisori politici e la società intera lo riconoscano e aiutino il volontariato a continuare ad aiutare».