“Fratelli tutti”, la recente enciclica di Papa Francesco propone una riflessione su temi e valori che sono universali, una riflessione indirizzata non solo ai cristiani e ai cattolici, che sono chiamati certamente ad assumersi le proprie responsabilità, ma a tutti, senza distinzione di credo. Il documento assume un’attualità ancora più forte viste le crisi, economiche, sociali e ora anche sanitarie, che si sono susseguite negli ultimi anni, con drammatiche conseguenze sulla vita di miliardi di persone.
Il punto di partenza è un’analisi lucida e spietata della situazione attuale a livello mondiale, dove la prevalenza di individualismo ed egoismo ha portato alla rinascita di forme di nazionalismo e populismo esasperati: «Sono elementi disgregatori – spiega Marco Tarquinio, direttore del quotidiano cattolico Avvenire -, che portano ad una società esclusiva, che esclude cioè e non include. Portano alla costruzione di muri e di recinti che lasciano fuori e ai margini le persone più fragili, economicamente e non solo. Il pensiero unico dell’individualismo ha inquinato la nostra società, corrompendo tutte le ideologie, ed è diventato esso stesso ideologia».
Per questo il Papa invita alla fratellanza, che dà il titolo all’enciclica, e che è l’esatto contrario dell’individualismo. Un tema che richiama il motto della Rivoluzione francese e che ha portato i più critici ad accusare il Papa di non usare parole cristiane: «Invece, prima che illuministe, libertà, uguaglianza, fraternità sono parole cristiane – prosegue Tarquinio -. E al di là della primogenitura di appartenenza quello che conta è che si tratta di principi condivisi, che fanno parte del vocabolario comune dell’umanità. Negli ultimi secoli ci siamo concentrati a perseguire i primi due obiettivi dando vita anche alle ideologie del liberalismo e dell’egualitarismo che poi è sfociato nel socialismo. La fraternità è mancata, invece è proprio questa parola che vivifica le altre due, correggendone gli eccessi e le storture».
Non sono pochi i passaggi dell’enciclica che hanno fatto storcere il naso a benpensanti e tradizionalisti, perché il pensiero di Francesco osa là dove non osa più nessuno e critica il capitalismo finanziario e il modo in cui i beni comuni della Terra, casa di tutti, sono stati e sono ancora usati: «La proprietà e i confini degli Stati non sono diritti primari – spiega Tarquinio -, ma secondari: se la proprietà privata non serve per tutti ma solo per i proprietari e priva gli altri di qualcosa, vuol dire che quel bene che ci ha messo a disposizione la Terra, e per chi crede il Creatore, è stato male utilizzato, cioè in modo ladro e persino assassino».
L’enciclica “Fratelli tutti” può non trovare tutti concordi, può far discutere e anche scandalizzare, ma non può lasciare indifferente chi la leggerà e sarà comunque una lettura alla portata di molti, se non di tutti. «Papa Francesco, in un documento solenne come l’enciclica, che è la massima testimonianza della dottrina sociale della Chiesa, accanto a citazioni di filosofi, studiosi, pensatori, ricorda anche che la vita è l’arte dell’incontro, citando le parole di un poeta e cantante come Vinicius De Moraes. È proprio vero che Papa Francesco parla a tutti».