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“La partecipazione? Per risolvere problemi specifici…”

A proposito di cooperazione e partecipazione, intervistiamo Roberta Paltrinieri, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Bologna.
Co
n l’avvento dell’era digitale cosa significa oggi partecipazione rispetto al passato  e, se ci sono, quali sono i rischi di distorsione o di impoverimento del dialogo nella società? La partecipazione oggi è profondamente cambiata grazie all’avvento delle nuove tecnologie.  Grazie ai dispositivi ed alle informazioni che sono facilmente accessibili la partecipazione si attiva attraverso i social, in realtà si attiva quello che i sociologi chiamano “partecipazione o attivismo da poltrona”. Ognuno a casa propria attraverso un like appoggia una causa o si attiva ad esprimere le proprie posizioni sul mondo senza che tutto questo diventi per forza condiviso con gli altri. Da questo punto di vista siamo tutti più soli, agiamo individualmente e non collettivamente.

Molti soggetti sociali, dai partiti, ma anche sindacati e associazioni hanno subito un calo a volte drastico, di adesioni e anche di partecipazione. Perché? E comunque per il futuro è auspicabile che forme organizzate della società riescano a recuperare un ruolo forte e propositivo? Da tempo le forme tradizionali della partecipazione, come i partiti ed i sindacati, hanno perso quella adesione che caratterizzava il passato. Questo significa che la partecipazione non riguarda più le grandi visioni del mondo, me è più particolaristica, si partecipa per la soluzione di problemi specifici, come l’ambiente e la salute, perché ci si identifica con una causa, con una sola però, a prescindere dal sistema valoriale o ideologico a cui si pensa di aderire. Ritengo che queste esperienze  partecipative “a tema” rivelino che c’è un bisogno sentito dalle persone di avere attorno una comunità, di condividere e collaborare. Rispetto al futuro devono sicuramente cambiare le forme organizzative, strutture gerarchiche devono lasciare il passo a processi di orizzontalizzazione, i saperi devono essere condivisi, le persone ascoltate, i processi decisionali partecipati solo così vedo delle possibilità per associazioni, partiti e sindacati.   

La democrazia diretta è “la soluzione” o si porta dietro problemi e contraddizioni? La democrazia diretta è espressione della nostra contemporaneità. Votare on line i nostri candidati o prendere decisioni collettive attraverso la rete non è senza implicazioni. È chiaro che le differenze che esistono all’interno della società si mantengono all’interno della democrazia diretta che finisce per dare voce ai pochi, ai più attenti e più dotati di informazioni e competenze come quelle tecnologiche.

C’è ancora un nesso tra partecipazione e politica? O, soprattutto, i giovani partecipano in altri modi e forme? La politica non esaurisce la partecipazione, si partecipa soprattutto per ciò che si percepisce come importante, penso alla partecipazione per il bene comune, per la riqualificazione dei luoghi in cui si vive, per la ricostruzione della comunità o per ciò che si percepisce come pericoloso, per esempio la sicurezza. I giovani hanno sviluppato le loro competenze, al di là di ogni retorica sui “bamboccioni” è evidente il loro desiderio di sentirsi soggetti attivi della loro realtà, fanno volontariato, si mobilitano per le cause universali, come il clima, utilizzano linguaggi alternativi sovvertendo quelli ufficiali, praticano il consumo responsabile. Dobbiamo avere fiducia nelle nuove generazioni sono loro che salveranno il  mondo, ne sono certa.

Quello cooperativo, con le sue migliaia di persone che ogni anno partecipano alle Assemblee, può rappresentare un modello utile e a cui ispirarsi nel mondo attuale? Il modello cooperativo è democratico, vale la regola “una testa un voto” e  lo spirito cooperativo nella sua essenza  mutualistico e solidale,  può certamente essere di ispirazione. Ciò che lo può rendere peculiare non è solo essere un modello economico ma l’essere un modello sociale, che si fonda sulla fiducia e la capacità di produrre capitale sociale, ovvero relazione. Il movimento cooperativo ha una grande risorsa in sé che deve valorizzare, il capitale umano di consumatori  che  partecipano non solo e non tanto per la loro utilità immediata, il risparmio, ma per un sentire comune, un movimento collettivo, che oggi è cosi difficile da esprimere.

Quali caratteristiche deve avere la partecipazione per essere autentica ed efficace? Fondata su valori , spontanea e pronta a rispondere  al desiderio diffuso di poter esprimere la propria opinione. 

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