Attualità

JP Morgan “scommette” e perde due miliardi. La speculazione continua

JP Morgan "scommette" e perde due miliardi
La speclazione continua come se niente fosse

In una crisi mondiale che è esplosa nel lontano 2008, si può ben dire che, per alcuni soggetti, non sia cambiato nulla. O meglio, questi soggetti non vogliono che nulla cambi, per continuare a speculare e intascare profitti, sulla pelle di interi paesi e di chi ci abita. Parliamo ovviamente delle più grandi banche mondiali e dei fondi d'investimento. Per ricordarcelo basta la notizia della perdita di 2 miliardi di dollari causata a JP Morgan da operazioni speculative in derivati nel giro di sei sole settimane. I derivati sono quei prodotti finanziari, in larghissima parte trattati al di fuori dei mercati regolamentati e quindi del controllo delle autorità. JP Morgan sopravviverà a questo colpo (si è provveduto a "tagliare" qualche testa), per poi riprendere tutto come prima. La logica è che tanto, se poi le cose vanno male, e si rischia il fallimento, arriva lo Stato (come avvenuto nel 2008) e ci salva…
Qui è bene ricordare alcune cifre: il mercato dei derivati, secondo le stime del dicembre 2011 della Banca internazionale dei regolamenti, ammontano a 647.000 miliardi di dollari, cioè 9 volte il Pil mondiale e 14 volte la capitalizzazione di tutte le borse mondiali messe assieme. Un enorme fiume di scommesse, fatto al solo scopo di guadagnare (tanto e subito) e senza alcun legame con l'economia reale.
O meglio un legame c'è, nel senso che questo fiume di denaro influenza quotazioni e andamenti dei tassi, in sostanza lo spread che tanto ci preoccupa. Un esempio: uno degli strumenti più diffusi nel mercato dei derivati sono i Cds (Credit default swap), cioè una sorta di polizza assicurativa sui rischi di un determinato prodotto finanziario o azienda. Ebbene un conto è "assicurarsi" se davvero si è investito in quel prodotto o settore. Altro, come spesso avviene, è semplicemente acquistare Cds come pura scommessa speculativa, magari puntando proprio sul fallimento di qualcuno.
Di regolamentare i mercati finanzari si parla dall'inizio della crisi. Sin qui poco e nulla è cambiato.
L'Europa è presa dai suoi debiti (ma la Spagna ha, di fatto, appena nazionalizzato Bankia, quarta banca del paese), mentre negli Usa, le complesse norme volute dal presidente Obama, pur importanti e approvate dopo una lunga battaglia, non sono ancora entrate in vigore perchè, per l'azione della lobby di Wall Street, non si riescono a varare i regolamenti applicativi. E se Obama non viene rieletto…  
 

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