Malati d'azzardo
Nel 2011 gli taliani hanno speso 79 miliardi di euro in giochi, lotterie e viedo poker. Nonostante la crisi c'è un settore che ha fatto boom, grazie anche alla costante pubblicità in tv
Settantanove miliardi di euro, ovvero la mostruosa cifra che gli italiani hanno speso nel 2011 per giochi e lotterie è molto più alta dei 53 miliardi che lo Stato spende per l’istruzione in un anno. Mentre circa 22 miliardi di euro è il gettito previsto dall’Imu quest’anno, che è esattamente pari a quanto hanno incassato nei primi tre mesi del 2012 le agenzie (statali e non) che gestiscono giochi e lotterie. E con questi poco invidiabili numeri ci piazziamo al primo posto in Europa e al terzo nel mondo tra i paesi che giocano di più.
Secondo un recente studio, la metà delle persone che subiscono gli effetti della crisi economica, è alla ricerca di qualche nuova maniera per arricchirsi facilmente e in fretta, e ben il 10 per cento di costoro ha pensato che la soluzione potrebbe essere il video poker o i casinò on line di cui rigurgita internet.
Il brivido del salto nel buio della fortuna si fa sempre più spericolato e più aumenta la disperazione, maggiore sembra essere la voglia di tentare il colpo grosso e a rischiare di trovarsi magari con meno soldi di prima. «Sempre più cittadini sfiduciati si buttano sul gioco con un serio pericolo di assuefazione e con la rovinosa prospettiva di mettersi in mano agli strozzini. È una vera tragedia», sostiene RosarioTrefiletti, presidente di Feder-consumatori. Il nostro è un paese dove si spendono circa 1.260 euro procapite, neonati compresi, per tentare la fortuna. Si stima che siano 800mila le persone dipendenti dal gioco d’azzardo, quasi due milioni i giocatori a rischio e 10 miliardi il fatturato del gioco illegale. «Quella del gioco è la terza impresa italiana, l’industria più florida del paese con un giro d’affari che quest’anno potrebbe superare i 90 miliardi quando in Italia se ne spendono 130 per mangiare – riprende Trefiletti – l’unica azienda con un bilancio sempre in attivo che non risente della crisi».
Macchine mangia soldi
I dati dei primi mesi del 2012 confermano questa tendenza con un aumento del 20 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A tirare la corsa del gioco sono le Slot machine: ce ne sono più di 400mila in Italia, una ogni 150 abitanti disseminate ovunque. A Roma – dove è attivo il più grande locale d’Europa con 900 postazioni di gioco – ci sono più di 294 sale e più di 50mila Slot machine distribuite in tutta la provincia. Qualcuno ogni tanto vince, ma alla lunga si perde sempre.
Chi non perde mai è il gestore del gioco. Che si chiami Stato o in qualunque altro modo, le sue casse si riempiono di soldi, i soldi della speranza andata in fumo di milioni di persone che, come afferma il filosofo e psicanalista Miguel Benasayag nell’intervista che pubblichiamo a pagina 7, «si sottomettono passivamente alla sorte accettando che sia il caso a decidere se possiamo stare bene o male, vincere o perdere». Paradossalmente, è proprio in questi tempi di crisi che l’impotenza di fronte alle dure ricette dell’austerità si trasforma in speranza nel colpo grosso e il gioco finisce per diventare l’unica risorsa a cui in molti si affidano per tentare di modificare una realtà troppo dura da vivere, difficile da capire e impossibile da controllare. Ed è così che il gioco può diventare un vizio o peggio una drammatica patologia.
«Il gioco d'azzardo non è una patologia se è confinato dentro dei limiti che sono quelli di un divertimento sano e occasionale – spiega la psicologa Francesca Picone –. Spesso oggi sconfina nel gioco d'azzardo problematico, quando inizia a diventare qualcosa che difficilmente si riesce a controllare. Questo può talora diventare patologia che viene inquadrata nel capitolo dei disturbi del controllo degli impulsi, e che presenta tutte le caratteristiche di una vera e propria dipendenza». A questo punto scatta l’allarme, continua Picone «e allora il gioco d'azzardo deve essere curato come qualunque forma di dipendenza ed è altrettanto complicato e difficile, perchè anche qui ci possono essere le ricadute.
Febbre da cavallo
Non c’è dubbio che negli ultimi anni questa dipendenza dalla droga del gioco d’azzardo è in aumento. I dati parlano chiaro. Nel periodo 2006-2011, la raccolta dei giochi è più che raddoppiata passando da 35,2 a 79,9 miliardi. Una montagna di denaro che è uscita dalle tasche dei cittadini e si è trasformata in attivo di bilancio di un’industria che non sente la crisi, anzi, con la crisi cresce. Se analizziamo i dati, per ogni euro speso tornano indietro come vincite circa 80 centesimi.
A fare la parte del leone nella bisca legalizzata nazionale sono gli apparecchi elettronici con un fatturato che nel 2011 ha sfiorato i 45 miliardi e ha reso più di 9 miliardi a chi le gestisce. Complessivamente, la spesa dei giocatori al netto delle vincite è stata di oltre 18 miliardi. Un’enormità che nel 2012 crescerà ancora a dispetto della crisi economica.
«L'aumento del gioco d'azzardo in questo momento e già da diversi anni è evidente e lo è sicuramente proprio per motivi economici – precisa Picone – ma è anche nettamente aumentata l'offerta di gioco e di tipi di gioco, vedi ad esempio tutti i giochi on line, ma anche tutti i nuovi giochi tipo Win for Life, per citarne uno».
L’insidia più subdola, quella che può catturare una persona e schiavizzarla viene proprio dai cosiddetti giochi istantanei, quelli che ti dicono in tempo reale se perdi o se vinci. Sono loro che intossicano come una droga i soggetti più deboli, tra i quali primeggiano i giovani. Alcune stime parlano di centinaia di migliaia di ragazzi che grazie ad Internet giocano costantemente. È qui che l’eccitazione per il gioco raggiunge il picco massimo e nei casi peggiori diventa totale dipendenza.
Lasciamo perdere
Insomma, quello del gioco, da innocente svago, sta diventando sempre di più una grave piaga sociale alimentata anche dalla pubblicità che, promettendo improbabili rivincite sociali, spinge di fatto al gioco d’azzardo anche quando consiglia di "giocare responsabilmente". «Certi spot sul gioco non ci piacciono, e nemmeno le Poste che mettono il Gratta e vinci nelle agenzie, anche se non è certo questo a rappresentare il pericolo più serio – è il duro atto d’accusa di Rosario Trefiletti –. I giochi più pericolosi sono sicuramente le Slot machine, specie quelle di ultima generazione, i Video poker e i tantissimi giochi on line che impazzano sulla rete. Ma non è da trascurare nemmeno il settore delle scommesse che sta prendendo sempre più campo. Più che mettere in onda discutibili pubblicità progresso contro il gioco d’azzardo, bisognerebbe che lo Stato intervenisse per educare e informare, rivolgendosi soprattutto ai giovani in modo da prevenire la diffusione legalizzata del gioco d’azzardo». L’associazione Libera di Don Luigi Ciotti, ad esempio, fa proprie le proposte avanzate al governo e al Parlamento nel dicembre del 2010 dall’Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) e dal Conagga (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’azzardo) e propone di approvare una legge quadro sul gioco d’azzardo, che limiti innanzitutto i messaggi pubblicitari e di marketing e garantisca una corretta sensibilizzazione del pubblico attraverso campagne di informazione.
Questa legge dovrebbe inoltre recepire l’indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che vede nel gioco d’azzardo compulsivo "una forma morbosa chiaramente identificata e che, in assenza di misure idonee d’informazione e prevenzione, può rappresentare, a causa della sua diffusione, un’autentica malattia sociale" le cui vittime e i loro familiari sono oggi abbandonati a se stessi.
Aldo Bassoni