Fra tutti i paesi dell’Unione Europea, l’Italia è quella, insieme alla Romania, con la percentuale più bassa di laureati: 13,8% nel 2012. La Grecia ne ha 23, il Portogallo e la Slovacchia 17, il Regno Unito 35, la Francia 28… Solo il 19% dei 30-34enni ha una laurea, contro una media europea del 30%.
Eppure gli iscritti all’Università continuano a calare.
Dal 2003/2004 al 2011/2012 c’è stato un calo di 58.000 studenti, pari a – 17%. È quanto emerge da un recente documento del Consiglio Universitario Nazionale, che segnala inoltre come dal 2001 al 2009 il Fondo di finanziamento ordinario, abbia registrato un calo complessivo che per il 2013 si annuncia prossimo al 20%. Calano in particolare gli studenti delle aree umanistiche che sono diminuiti del 27%, e delle aree sociali meno abbienti dove l’emorragia nel 2013 è stata del 28,7%. È probabilmente la paura di non trovare lavoro che spinge i pochi che si iscrivono all’università verso ambiti tecnici, scientifici o sanitari anche se un paese che vede svuotarsi le aule di area umanistica certamente non è un bel segnale. È vero: i laureati, sono in media più disoccupati dei diplomati, ma ciò dipende anche dal tardivo ingresso nel mondo del lavoro di chi prolunga gli studi. Tuttavia con l’avanzare dell’età (dopo i 29 anni) chi è in possesso di un titolo accademico recupera il terreno perso a confronto con i diplomati.
Parlare di calo generalizzato di immatricolazioni parrebbe però impreciso: la decisione di non iscriversi all’università potrebbe appartenere agli strati sociali meno abbienti. È lo stesso Cun a rilevare che dal 2003/2004 al 2011/2012, gli immatricolati all’università in possesso di un diploma di maturità liceale (classica o scientifica), anziché diminuire sono aumentati dell’8%. Mentre sono crollate le immatricolazioni di coloro che erano in possesso di un diploma tecnico o professionale: -44% per i primi e -37% per i secondi. E in Italia, molto spesso, gli istituti tecnici e professionali sono frequentati dai figli dei genitori meno abbienti.
Ma è soprattutto al sud che si decide di non intraprendere il percorso universitario: il calo del 17% si ridimensiona al 7,7% nelle regioni del nord, con Piemonte e Trentino che fanno addirittura registrare degli incrementi. In Italia centrale il calo arriva già al 19% e diventa pesantissimo nelle aree meridionali dove arriva a sfiorare il 27%. Praticamente, un ragazzo su quattro.