Che cosa c’è dietro un abito o una maglietta? Conviene chiederselo, perché lo sfruttamento sul lavoro è una pratica molto diffusa e la tragedia del Bangladesh ne è soltanto l’ultimo, tragico, esempio. L’abbigliamento, infatti, è tra i settori che maggiormente fanno ricorso a sistemi di produzione al ribasso. Ogni nuovo capo che mettiamo nell’armadio rappresenta il nostro contributo a questo sistema.
Cosa possiamo fare per avere un guardaroba più etico? Ecco quattro piccoli consigli per cominciare. Intanto, il prezzo. Gli abiti a buon mercato sono quasi sempre prodotti con manodopera a basso costo. Sono molte le catene d’abbigliamento e i marchi noti per la gestione poco etica delle loro produzioni. In genere, per fare shopping etico è necessario spendere di più. Ma questo non significa che i vestiti costosi siano tutti prodotti in modo responsabile. Uno studio del International Textile ha evidenziato come i lavoratori di 83 fabbriche in Indonesia, Sri Lanka e Filippine vengano sfruttati e sottopagati, pur lavorando per noti marchi dell’alta moda, che vendono capi molto costosi.
L’etichetta non è una garanzia: anche se leggiamo “Made in Italy” alcuni componenti del prodotto potrebbero venire da altri Paesi, ma quasi mai troviamo queste informazioni in etichetta. Per questo motivo è preferibile fare acquisti in piccoli negozi, meglio se artigianali, dove è possibile avere maggiori informazioni sui capi acquistati. In alternativa possiamo andare nei mercatini o nei negozi dell’usato: anche se acquisteremo abiti prodotti con sfruttamento del lavoro, almeno saranno prodotti che rientreranno in ciclo.
Un altro consiglio è quello di comprare meno: hai davvero bisogno di quella nuova t-shirt solo perché costa 10 euro? Inoltre occorre fare in modo di basare gli acquisti sulla qualità piuttosto che la quantità. Risparmia i soldi per acquistare abiti prodotti in modo responsabile, che spesso sono più costosi, riducendo il consumismo che alimenta pratiche di lavoro poco etiche.
Infine bisogna cercare di informarsi i più possibile. E’ l’unico modo che abbiamo per sapere dove e come i nostri vestiti vengano prodotti. Prezzo ed etichetta non bastano, ma ci sono molti rapporti e valutazioni redatte da organizzazioni indipendenti, impegnate contro queste pratiche, da utilizzare nello scegliere i marchi da acquistare.
2 maggio 2013
fonte: greenme.it