Sono principalmente tre le categorie a rischio tra i giovani italiani: i trentenni, coloro che stanno per uscire dalla scuola e gli under 16. Le individua il professor Francesco Mattioli (nella foto) ordinario di sociologia all’Università “La sapienza” di Roma.
“I primi stanno soffrendo il cambiamento delle prospettive occupazionali perché erano stati educati all’idea del posto fisso e all’importanza della laurea. I secondi sanno di dover affrontare una società incerta e competitiva, si rendono conto che la laurea potrebbe non servire, che il mercato del lavoro è globale e loro devono essere pronti a tutto”. E i terzi, gli adolescenti? “Vivono ancora in una bolla, perché nessuno è in grado di dire loro quale futuro li attende, e a loro volta se ne disinteressano, limitandosi a giocare alle consolle e stando nelle communities virtuali”. In questa situazione non è facile costruire un rapporto con la società che passi attraverso il lavoro.
E con la famiglia? “La famiglia è spesso divisa, comunque distratta, tendente a comprarsi l’amore dei figli nei negozi di elettronica. In più i genitori di oggi hanno di fronte un mestiere molto più arduo di quello di una volta e in una società come l’attuale, che è divenuta complessa, contingente e contraddittoria, commettono molti errori. Il più grave? Quello di tendere ad assolvere i propri figli anche quando sbagliano”. E lo fanno, i genitori – motiva il professor Mattioli – perché in questi casi “in realtà è la loro dignità individuale ad uscirne ferita“.
Di fronte a episodi gravi che coinvolgono minorenni finiti in cronaca, spesso “incomprensibli” ai più, la domanda ricorrente che giriamo al sociologo è di chi sono le responsabilità. “Non è per tutti così, ma è difficile assolvere dei genitori che lasciano andare un figlio sedicenne in discoteca fino alle 5 del mattino. O sbagliano prima, o sbagliano in quel momento, o non sono interessati più di tanto a quel che succederà. Hai voglia a dire ‘ma mio figlio è un ragazzo modello’ dopo che ha massacrato la fidanzata, o a meravigliarsi che abbia investito un passante perché guidava sotto l’effetto di stupefacenti. Il fatto è che per molti genitori i figli sono degli estranei, liberi di fare quello che vogliono, purché non interferiscano con la loro vita”.