Pugno di ferro su blog e social network, in Russia, a causa di una legge durissima che impone a provider e siti di fornire ai servizi la lista di clienti e utilizzatori. La Russia è in buona compagnia. Turchia, Cina, Emirati Arabi, Corea del Nord… In tutti questi paesi si cerca di mettere il bavaglio alle informazioni e alle idee che corrono su internet. E in Occidente? Qualche problema c’è anche da noi, ma non sempre si tratta di vera e propria censura: più che altro, rimozione di contenuti che hanno violato delle leggi. In ogni caso, vale la pena capire come e perché i governi interferiscono sui social network, attraverso un documento diffuso proprio da Facebook, dal titolo Global Governements Requests, pubblicato dall’azienda di Zuckerberg in nome della trasparenza.
Le interferenze sono di vario genere. La più pesante è quella dei paesi che chiedono a Facebook di avere accesso a messaggi e indirizzi IP nel corso di un’indagine governativa. Su questo fronte, i capofila sono sempre gli Stati Uniti, che hanno presentanto ben 12.598 richieste del genere nella seconda metà del 2013. Più o meno lo stesso numero delle richieste pervenute nella prima metà dell’anno. Tuttavia gli Usa non chiedono mai ai social di cancellare i contenuti, in nome del Primo Emendamento sulla libertà di espressione, cosa che invece fanno tutti gli altri paesi. Anche Facebook lo ammette: “La nostra missione è quella di dare alla gente il potere di condividere e rendere il mondo più aperto e connesso. A volte, le leggi di un paese interferiscono con questa missione, limitando ciò che può essere condiviso in quel luogo”.
India e Turchia sono state le due nazioni più restrittive in questo senso, nella seconda metà dello scorso anno: Facebook ha rimosso 4.765 contenuti postati dagli utenti indiani “segnalati principalmente da funzionari di polizia e dall’India Computer Emergency Responce Team ai sensi delle leggi che vietano di criticare una religione o uno stato”.
La Turchia nel corso del 2013 ha fortemente cercato di limitare internet, tentando anche di imporre divieti all’utilizzo di Twitter e YouTube. Ma il paese governato da Erdogan ha anche costretto Facebook a rimuovere 2.014 contenuti che erano principalmente soggetti a leggi locali che vietano la diffamazione o la critica di Ataturk o dello Stato turco.
Francia e Germania hanno chiesto a Facebook di rimuovere rispettivamente, 84 e 80 post sulla negazione dell’Olocausto, lo stesso motivo per cui lo chiede Israele. L’Australia ha chiesto a Facebook di rimuovere rispettivamente 48 contenuti ritenuti illegali secondo le leggi anti-discriminazione locali. Nel Regno Unito sono stati rimossi tre contenuti su disposizione di una ingiunzione di un tribunale. In Italia ammontano invece a cinque, sulla base delle leggi contro la discriminazione razziale e l’istigazione all’odio.
24 aprile 2014