Una fotografia del paese davvero drammatica, accompagnata da una carrellata di dati uno più allarmante del’altro. È questo il quadro dell’Italia che esce dal Rapporto annuale dell’Istata presentato oggi a Roma . A fine 2012 quasi 15 milioni di persone in condizione di disagio economico, il 25% della popolazione (40% al Sud); 8,6 mln in grave disagio, il doppio rispetto al 2010. Nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie italiane ha registrato una caduta “di intensità eccezionale” (-4,8%), con un calo del 2,2% del reddito disponibile.
Tra il 2011 e il 2012 le famiglie italiane che hanno ridotto la qualità o la quantità degli alimentari acquistati sono passate dal 53,6% al 62,3%: al Sud si registrano percentuali oltre il 70%. Si tratta soprattutto di famiglie che diminuiscono la quantità (34,9% nel Nord e 44,1% nel Mezzogiorno), ma aumentano anche quelle che riducono la qualità dei prodotti acquistati.
Nel 2012 la propensione al risparmio delle famiglie italiane (risparmiatrici per tradizione) si è ridotta al di sotto di quelle tedesche e francesi, avvicinandosi a quella del Regno Unito, tradizionalmente la più bassa d’Europa. La propensione al risparmio è scesa all’8,2%, ovvero 0,5 punti percentuali in meno del 2011 e 4 punti percentuali in meno rispetto al 2008. Il potere d’acquisto è in declino da ormai 4 anni.
E veniamo all’occupazione, vera nota dolente dell’Italia: tra il 2008 e il 2012 si sono persi 506.000 posti di lavoro. Dall’inizio della crisi sono diminuiti di 950.000 unità gli occupati ‘standard’ (a tempo pieno e indeterminato sia dipendenti che autonomi) mentre sono aumentati di 425.000 unità quelli part time. Gli atipici (collaboratori e contratti a termine) sono cresciuti di 20.000 unità. Nell’ultimo anno si sono persi 69.000 occupati (-410.000 posti standard, +253.000 part time, +89.000 atipici).
E non parliamo dei giovani: l’Italia ha “la quota più alta d’Europa” di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano. Si tratta dei cosiddetti Neet, arrivati a 2 milioni 250 mila nel 2012, pari al 23,9%, circa uno su 4. Basti pensare che in un solo anno sono aumentati di quasi 100 mila unità. Solo il 57,6% dei giovani laureati o diplomati italiani lavora entro 3 anni dalla conclusione del proprio percorso di formazione. .
Le famiglie con figli in cui nella coppia solo la donna lavora sono passate da 224mila nel 2008 (5% del totale) a 381mila nel 2012 (8,4%), in aumento del 70%. In aumento l’occupazione femminile nelle coppie in cui l’uomo è in cerca d’occupazione o disponibile a lavorare (+51mila sul 2011, +21,2%) o è cassintegrato (+20mila, cioé +53,9%). Ma il lavoro delle donne è meno pagato: la retribuzione netta mensile delle dipendenti è inferiore del 20% rispetto agli uomini.
(22/5/2013, Fonte Istat)