Amore, affetto, compagnia, amicizia, simpatia. Sono le parole che vengono in mente alla maggor parte degli italiani quando si parla dei loro animali. “Sì – conferma Emanuela Prato Previde, docente di psicologia all’Università degli Studi di Milano – nelle nostre società occidentali gli animali domestici, in particolare quelli che hanno capacità cognitive e comunicative complesse come cani e gatti, sono tenuti quasi esclusivamente per motivi di compagnia e affetto, data la loro capacità di fornire affetto e di essere fonte di sostegno sociale e psicologico. I nostri beniamini ci stanno vicini, attenuano la nostra solitudine, ci danno affetto, il tutto senza giudicarci per come siamo o quello che facciamo”.
La percentuale di famiglie con animali: il 55%
Sarà per questo che, in questi tempi di fredde relazioni da social network, più della metà delle famiglie italiane, il 55,3%, ha un animale domestico. E che il 70% dei proprietari di un cane o di un gatto si dica disposto a qualsiasi sacrificio finanziario per curare il proprio animale. E anche che si litighi per l’affidamento degli animali di casa in caso di divorzio o separazione. Secondo la psicologa, responsabile anche del Canis Sapiens Lab che studia il comportamento animale e il rapporto uomo animale (www.comportamentoanimale.it) – sembra infatti essere in aumento “il numero di persone che vivono con uno o più animali, così come è in aumento la spesa per la salute e il benessere degli animali da compagnia. In più c’è sempre una maggiore attenzione per i temi riguardanti l’interazione tra l’uomo e gli altri animali, il benessere animale e lo status morale degli animali”.
Ma non è una novità, per il genere umano. “La nostra capacità – spiega Prato Previde – di formare legami affettivi anche molto intensi e duraturi con gli animali – soprattutto mammiferi, ma anche varie specie di uccelli – non è recente ma ha radici molto lontane nella storia della nostra specie ed è una caratteristica tipica degli esseri umani. Diversi studi hanno infatti evidenziato che noi umani, in particolare le donne, abbiamo la tendenza innata a prenderci cura di individui che presentano caratteristiche infantili, come ad esempio cani e gatti. Come ha acutamente osservato Freud, il sentimento per i cani è lo stesso che nutriamo per i bambini”.
Un legame affettivo che fa bene a tutti i bipedi in generale ed è perciò consigliabile: in particolare, fa camminare i pigri, fa sorridere i depressi, fa comunicare gli asociali, fa ringiovanire gli anziani, responsabilizza i bambini. “La relazione affettiva con un animale – spiega infatti Prato Previde – svolge un’azione diretta di sostegno e di rinforzo psicologico sull’individuo; risponde a un insieme di bisogni emozionali e affettivi, migliorando nel complesso lo stato di salute psicologica e di benessere psicofisico; inoltre, rappresenta un’occasione di divertimento, socializzazione, esplorazione del diverso e rilassamento. Per quanto possa suonare strano a coloro che non hanno mai avuto animali, l’animale di casa diventa a tutti gli effetti un membro della famiglia, la cui malattia e morte è fonte di grande sofferenza e stress”.
Coccole e carezze per combattere la solitudine
Infatti (dati Eurispes) il 41,7% di chi vive con un animale lo fa per colmare la solitudine e per avere qualcuno di cui prendersi cura (18,5%) mentre sono assai ridotte le percentuali di coloro che prendono un animale per difesa (5,3%) o per esprimere il bisogno di essere obbediti (0,9%). E comunque, per il 31%, vale l’assunto di base secondo il quale possedere un animale significa avere un amico.
Oggi – e chi ha avuto un quattrozampe, lo sa – si arriva a volte a parlargli, a confidargli le nostre paure, a considerarlo un nostro simile; ma magari, facendo così, si commette un errore. “Credo – prosegue la psicologa – che l’errore più comune nel rapporto tra noi e loro sia quello di non conoscere abbastanza il loro comportamento e non rispettare il loro diritto a essere animali ‘a pieno titolo’ e quindi di non preoccuparsi delle loro reali esigenze o non garantirne il benessere a sufficienza. Altre volte invece le sue capacità affettive vengono sottovalutate, magari anche solo per ignoranza, e non ci si rende conto che possono soffrire o trovarsi in situazione di stress”. Insomma, meno moine e più corse e attività insieme, cari padroni di cani. E – cari padroni di gatti – non sgridate il felino se si fa le unghie sui divani. Vi prenderà per matto. Invece, comprare il guinzaglio borchiato al cucciolo – o un giocattolo al gatto, invece di una pallina di stracci – non è di per sé un sintomo di follia consumistica…
“L’importante – ammette Prato Previde – è avere un senso del limite e sapere che quando compriamo qualcosa per il cane o per il gatto, o anche il criceto, spesso soddisfiamo principalmente i nostri bisogni e non i suoi”.
C’è chi ama gli animali e gode del loro amore disinteressato, ma anche chi li maltratta. E sono sempre numerosissimi gli abbandoni estivi. Oggi abbiamo leggi che perseguono le persone che si macchiano di questi comportamenti, ma certo salta all’occhio questo dualismo della nostra società. “È lo stesso dualismo che troviamo anche nei rapporti tra esseri umani: abbandono, maltrattamenti e comportamenti violenti riempiono troppo e troppo spesso le nostre cronache. Ci sono tanti fattori che possono influire sul manifestarsi di comportamenti violenti nei confronti degli animali, e oggi alcuni studi suggeriscono l’esistenza di una relazione tra comportamenti violenti nei confronti delle persone e degli animali”.
In Italia ci sono leggi specifiche che difendono gli animali: ad esempio, oggi, l’omissione di soccorso di un animale ferito in un incidente stradale è punita come quella nei confronti di una persona. La Francia ha modificato l’impianto del proprio codice civile per dare agli animali lo statuto di “esseri viventi dotati di sensibilità” e smetterla di considerarli cose. Da noi, solo la Cassazione, per ora, ha affermato il principio per cui l’animale non può far parte delle “cose” ma deve essere riconosciuto come essere senziente.
“Sono svolte importanti che esprimono un cambiamento culturale in corso – spiega Prato Previde – e ormai spero ben avviato; ed è anche perfettamente in linea con i dati che emergono dalle numerose ricerche scientifiche condotte sia da psicologi comparati che da etologi. Gli animali sono diversi dagli esseri umani, è ovvio. Ma è anche sempre più chiaro che hanno capacità cognitive a volte anche molto complesse, che consentono loro di apprendere, ricordare, pensare. Molti studi etologici e psicologici dimostrano che sono esseri senzienti che provano dolore, piacere e anche emozioni. Per quanto riguarda il cane, ad esempio, oggi sappiamo che ha capacità sociocognitive e relazionali per diversi aspetti simili a quelle dei bambini preverbali e che forma legami affettivi e di attaccamento con gli umani che sono simili a quelli di un bambino piccolo nei confronti della madre. Dobbiamo quindi fare i conti con questa consapevolezza quando decidiamo di acquistarne uno oppure lo abbandoniamo o lo maltrattiamo”. l