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Furti in casa, ecco come imparare a difendersi

Casa_furti.jpgVivere barricati dentro casa per il terrore dei ladri. Diffidare di chiunque non si conosca. Non è certo, questo, un bel modo di vivere. Ma c’è chi arriva a tanto dopo aver provato, magari più di una volta, la casa svaligiata, il garage svuotato, l’automobile in strada poggiata su quattro mattoni o con i vetri infranti. Passando per il classico scippo della borsetta, che oggi rappresenta una piccola cassaforte di beni personali.

“La privazione riguarda non solo le proprie cose ma tocca la sfera degli affetti“, mette in guardia Marco Dugato, ricercatore e docente del centro di criminologia Transcrime, un organismo interuniversitario specializzato della Cattolica di Milano e dell’Università di Trento. “L’incremento nell’ultimo decennio dei furti in casa, luogo simbolo per eccellenza dell’intimità, della sicurezza e degli affetti, ha come risultato inevitabile quello di amplificare l’allarme sociale”.
Ma veniamo ai dati statistici. Dal 2004 al 2012 le violazioni di domicilio in Italia sono più che raddoppiate. Una crescita del 114% (237 mila i furti denunciati nell’ultimo anno) che diviene del 40% se prendiamo a riferimento il 2010. Tradotto, un furto ogni due minuti e mezzo. In attesa degli ultimi dati validati dal Ministero degli Interni e relativi al 2013,  le indiscrezioni confermano questa l’attuale tendenza e descrivono un andamento costante che differenzia questo genere di reato dagli altri e lo scollega, almeno in parte, dalle conseguenze della crisi.

È nei maggiori centri urbani che il tasso di rischio si fa più elevato; in modo particolare in zone e quartieri con abitazioni più vulnerabili o attrattive, nelle quali i ladri ritornano volentieri. La tendenza in corso – annota Transcrime – è infatti alla concentrazione dei reati nel tempo e nello spazio.  
A Bologna nei primi sei mesi del 2013 le forze dell’ordine hanno assistito a un aumento delle chiamate del 30,3%, a Milano del 29%, a Torino del 26 e a Roma del 25% (dati Confabitare). Tra le province “scoperte” delle varie bande del buco troviamo Rovigo (+237% sul 2004), Forlì (232%) Mantova (228%), Terni e Reggio Calabria. Anche a San Marino i furti sono triplicati negli ultimi anni.
Tutte le regioni, poi, fanno registrare aumenti in termini assoluti. I primati negativi riguardano le aree più ricche del paese. L’avanzata più sensibile è al Centro Italia (+125%) con il balzo maggiore compiuto dall’Umbria (+166%) che perde la sua proverbiale tranquillità. La maglia nera? È saldamente sulle spalle della Lombardia con il 22% del totale, seguita dal tandem Emilia-Romagna e Piemonte (10%). 

Reati appropriativi
È curioso osservare che mentre aumentano a ritmo sostenuto, assieme ai colpi in abitazione, gli scippi (21.000, +50% nel 2013 sul 2010), i borseggi (165.000, +31%) e le rapine (44.000, +28%), altri reati tipici della micro-criminalità flettono. I furti d’auto, ad esempio, fatte le debite eccezioni (il boom a Bari) si giovano del miglioramento dei sistemi di sicurezza e di controllo satellitare (gps).
Si può forse affermare, in linea più generale, attingendo almeno in parte dalle tesi del sociologo Marzio Barbagli, che le opportunità sono minori oggi rispetto a trent’anni fa e le appropriazioni meno remunerative. È altrettanto vero, tuttavia, che i redditi di ampi strati della popolazione nel frattempo sono precipitati e i bisogni aumentati. Lo spazio tra aspirazione e realtà si allarga e l’illegalità è un modo facile per pensare di colmarlo. Per non parlare, inoltre, del divario crescente tra ricchi e poveri importato su scala locale, come ampiamente testimoniato dai tanti “furti della disperazione” (rame, tombini in ghisa, infissi dei capannoni, carburante dai serbatoi dei camion,  beni personali nelle auto, ecc.) e dai raid ripetuti che si verificano nelle scuole.
Sotto la voce “furti in abitazione” nascono e proliferano fenomeni paralleli. Le scorribande nei box e nei garage e le aperture degli scantinati sono i più evidenti tra questi. Obiettivi dei raid le moto o le biciclette di valore da rivendere poi, il giorno dopo, su Internet, o altri beni facili da raggiungere che vengono destinati al florido mercato della ricettazione.
Come fare, alla luce di tutto ciò, per prevenire gli attacchi o soltanto per vivere più tranquilli?

Pensare da ladro
Va premesso che una parte dei furti in appartamento sono opera di bande specializzate. Contro queste organizzazioni “paramilitari” è assai difficile mettere in campo strategie difensive se non intervenendo sul piano politico o poliziesco.
Ai furti non pianificati, invece, si possono contrapporre una serie di sistemi e accorgimenti validi. “Anzitutto imparare a pensare con la testa di un ladro. Questo ci aiuta a individuare gli accessi meno sicuri e ad individuare le risposte più efficaci, che non è detto coincindano con i sistemi di antifurto a più  alta tecnologia. Spesso funziona meglio la collaborazione dei vicini di casa“, suggerisce il ricercatore.
Va anche chiarito che nessun impianto di sicurezza offre il 100% delle garanzie e che su ogni appartamento andrebbe effettuata una valutazione del rischio ad opera di esperti del settore, con un piano di protezione ad hoc (spesso un mix di soluzioni integrate) e un preventivo di spesa. Da Transcrime arrivano a corollario dei buoni consigli: primo, non sottovalutare l’aspetto dissuasivo. “Fate sapere che avete un impianto antifurto o segnalate che la casa è videosorvegliata o dotata di allarme: sono modi semplici per scoraggiare i ladri occasionali”.
Tra le accortetezze che si possono prendere, ecco ancora una buona illuminazione esterna, un lucchetto più grosso o una sirena bene in vista che abbassano il livello di rischio anche nei garage, sempre più nel mirino di bande che con le sonde spiano attraverso le prese d’aria per andare a colpo sicuro. Utili accorgimenti in questi casi il rinforzo del basculante o un kit di videosorveglianza a raggi infrarossi, ma anche astuzie come quella di legare la moto o la bicicletta da corsa e proteggerle dietro l’auto. 

Alla luce del sole
La maggior parte dei ladri, al contrario di quanto comunemente si creda, agiscono di giorno più che di notte contando su abitudini e disattenzioni. Secondo i dati Istat (riferiti al 2010), il più delle volte non forzano porte e finestre, ma impiegano raggiri per entrare (10,6%), o approfittano della distrazione dei padroni di casa (42,6%) o della porta di vecchia concezione (5,1%). Nel 66% dei casi non trovano nessuno dentro e sono proprio questi alloggi, momentaneamente disabitati, a detta dei Carabinieri, i più appetiti dai topi di appartamento.
È importante rendere sicura innanzitutto la porta. Nelle grandi città soprattutto, come Milano, passa dall’entrata principale il 90% dei malviventi. La serratura a cilindo europeo (con chiave punzonata) offre maggiori garanzie rispetto alla doppia mappa (con chiave omonima) specie se vecchia di dieci anni. È un terreno insidioso quello delle serrature soggette a vari distinguo e a frequenti aggiornamenti tecnici, ma vale la pena farli. Il tentativo di incursione può avvenire, oggi, tramite chiave bulgara (vedi box) o con mezzi perforanti da cui ci si può difendere, ad esempio, con un defender, cioè una capsula protettiva più dura e resistente che va applicata all’esterno della serratura.

Sul mercato si trovano porte ad apertura magnetica o elettronica o a radiofrequenza, ovvero senza contatto (per altri particolari, rivolgersi a un serraturiere). Se si opta per una porta blindata, la normativa europea le ha catalogate in sei classi sulla base della resistenza (crescente) agli attacchi dei ladri. I quali ci mettono comunque da tre a venti minuti per sfondarle a seconda degli strumenti che hanno con sé. 

Sonni tranquilli?
Ampio il ventaglio disponibile dei sistemi di allarme e protezione. Quelli via radio (senza fili) vanno per la maggiore. In funzione delle necessità e delle situazioni, si può insistere sui controlli perimetrali (giardino, porte, finestre, portoncini) con sistemi anti-effrazione e una buona dose di buon senso (le grate alle finestre, ad esempio, nei piani bassi devono essere non più larghe di una dozzina di centimetri), o puntare sui rilevatori volumetrici di presenza negli ambienti interni, con impianti a loro volta collegati con le forze dell’ordine (gratuitamente) o con istituti di vigilanza privati. La videosorveglianza e la domotica stanno aumentando le  opportunità di difesa. E con i cellulari l’aggiornamento sui tentativi di furto avviene in tempo reale.  
È sempre meglio poi, com’è noto, non tenere in casa grosse somme di denaro, gioielli o oggetti di valore. Per cautelarsi, la Polizia consiglia comunque di fotografarli assieme ai documenti: sarà utile all’atto della denuncia inserire le foto nella bacheca online per favorire il recupero della refurtiva.

In conclusione, il concetto di fondo da ricordare è che la protezione è data da una somma di fattori vecchi e nuovi. E se dopo aver preso anche il cane o sperimentato il nebbiogeno (un antifurto che avvolge gli intrusi in una fitta coltre di nebbia), anche ciò non bastasse a dormire tranquilli, non resta che stipulare una polizza assicurativa e sorridere al mondo.

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