1. Home
  2. Attualità
  3. Famiglia, anche i modelli cambiano
Attualità

Famiglia, anche i modelli cambiano

Tante e diverse, le famiglie plurali d'Italia
Meno componenti, una pluralità di modelli: è la società che cambia 

Famiglia. Anzi meglio famiglie, al plurale. In Italia, al primo gennaio 2010, su una popolazione di poco sopra i 60 milioni di abitanti, c’erano 24.905.042 famiglie, con una media di componenti di 2,5 persone. Ma guardando dentro a questi quasi 25 milioni di famiglie si scoprono cambiamenti profondi, quantitativi e qualitativi, tali da far dire che oggi, nella realtà, esistono tipi e modelli diversi di famiglia. Intanto cominciamo col dire che il modello ritenuto tradizionale di famiglia, quello dei due genitori con uno o più figli, che negli anni 1993-94 rappresentava il 45,2% del totale, ora è sceso al 33,7%. 

Single, monogenitori, risposati e…
In più, va detto che le cosiddette nuove forme familiari rappresentano ormai quasi il 28% del totale e ci vive "dentro" il 19,7% della popolazione. Cosa sono queste nuove forme familiari? Sono 4 milioni e 357 mila single non vedovi, cioè persone, prevalentemente giovani che hanno scelto di vivere da sole. Ci sono poi 1 milione e 393 mila monogenitori (cioè persone, in gran parte donne, che vivono da sole con uno o più figli). Ci sono poi 972 mila libere unioni, cioè convivenze senza matrimonio e ci sono, infine, 499 mila famiglie nate da seconde nozze. In questo arcipelago di forme vivono oggi più di 11 milioni e 800 mila persone, più del doppio rispetto al 1993-94.
Una bella rivoluzione, non c’è che dire, anche se la realtà sembra essere ben più avanti della capacità della politica e delle istituzioni di dare compiuto riconoscimento, formale e sostanziale, a un cambiamento già avvenuto che riguarda, come abbiamo visto, milioni di presone. E questo discorso sulle nuove forme familiari si incrocia con altri due grandi mutamenti avvenuti nel corso degli anni.
Il primo di questi è che il numero di famiglie è cresciuto notevolmente (da 20 milioni dei primi anni ’90 ai quasi 25 attuali) soprattutto a causa del fatto che il numero di componenti la famiglia è sceso da 2,7 a 2,4. 

Nascite in calo
"Colpa" dei single per scelta, colpa di un invecchiamento progressivo della popolazione che fa aumentare gli anziani soli, ma, molto di più, colpa di un tasso di natalità che in Italia è tra i più bassi in assoluto (siamo a 1,42 figli per donna, dove per mantenere la popolazione stabile è evidente che ci vorrebbero due figli per donna. Nel 1935 eravamo a 3,2 figli per donna, ma già nel 1955 eravamo a 1,83). Dopo diversi anni di lenta ripresa, dal 2008 (in coincidenza con la crisi economica) le nascite hanno ripreso a scendere e nel 2011 siamo a quota 556 mila. La spinta delle famiglie di immigrati stranieri (che nel 2011 avevano in media 2,07 figli) non basta più, perché la natalità tra le italiane è di appena 1,33 figli per donna.

Il peso degli stranieri
E proprio il tema dell’immigrazione, e quindi della presenza di stranieri, è l’altro grande cambiamento avvenuto nella nostra società. Gli stranieri residenti (quindi qui ci riferiamo solo a quelli regolarizzati) al gennaio 2010 erano 4 milioni e 235 mila. Ma per capire il peso del fenomeno immigratorio, è bene guardare alle nascite: nel 2010 i nati da coppie straniere sono stati 78 mila, pari al 13,9% del totale. Se a questi si sommano i nati italiani da coppie miste si arriva a 105 mila, cioè un quinto del totale. Dunque anche qui le famiglie italiane cambiano: nei numeri, nelle forme e negli incroci sociali e culturali che le plasmano. 

Giovani bloccati in casa
Un altro cambiamento, probabilmente frutto della crisi economica di questi anni e della progressiva precarizzazione delle forme di lavoro offerte ai giovani, è quello legato proprio alla permanenza in famiglia dei figli. Nel 2010-2011 ben il 41,9% dei giovani tra i 25 e i 34 anni vive in famiglia, contro il 33,2% degli anni 1993-94. Un salto all’indietro che spiega bene ciò di cui parliamo nell’articolo nelle pagine precedenti e cioè che la famiglia ha funzionato da ammortizzatore sociale, tenendosi cioè dentro chi non aveva le risorse economiche per farsi una vita autonoma e dar vita a sua volta a nuove famiglie. Invece tutto si è rallentato e non si può certo dire che le prospettive appaino rosee da questo punto di vista.

Calano i matrimoni…
Tra le tante cifre e dati che descrivono i cambiamenti della famiglia italiana, un ulteriore capitolo è quello del matrimonio, istituto anch’esso sottoposto a notevoli sollecitazioni. In Italia nel 2010 sono state celebrate 217 mila nozze; mentre nel 1992 ce n’erano circa 100 mila in più ogni anno. Dentro a questo trend di calo, sono progressivamente aumentati i matrimoni con rito civile che nel 2010 sono stati 80 mila (37% del totale) e sono raddoppiati in vent’anni. La media vede differenze piuttosto profonde tra il 48% di matrimoni civili delle regioni del Nord, il 43% del Centro e il 20% del Sud. Ci si sposa più tardi e sempre più spesso dopo un periodo di convivenza. Nel 1975 solo l’1% dei matrimoni era preceduto da una convivenza; una quota che sale all’8,2% negli anni ’90 e arriva al 37,9% del 2009.

… e aumentano i divorzi
Poi c’è il capitolo divorzi. Se nel 1995 c’erano 158 separazioni e 80 divorzi ogni 1.000 matrimoni, nel 2010 sono diventati rispettivamente 307 e 182. La durata media del matrimonio non supera i 15 anni e l’età, al momento della separazione, è di circa 45 anni per i mariti e di 42 per le mogli. Fortunatamente la tipologia di procedimento più adottata è quella consensuale: nel 2010 l’85% tra le separazioni e il 72% tra i divorzi. Un altro dato confortante è che quasi il 90 per cento delle separazioni delle coppie con figli si è concluso con l’affido condiviso. L’assegno mensile per il coniuge viene quasi sempre corrisposto dal marito (nel 98% dei casi) ma riguarda solo il 20,6% delle separazioni. Sulla base dei dati elaborati dall’Istat, emerge inoltre che la coppia va in crisi prevalentemente tra i 35 e i 44 anni di età, ma anche tra gli ultrasessantenni aumentano separazioni e divorzi. Insomma, la resistenza al fatidico "per sempre", diminuisce inesorabilmente.
Indubbiamente le statistiche non ci dicono molto delle conseguenze che le separazioni hanno sulla vita delle persone, soprattutto sui figli, e delle condizioni economiche, spesso non facili, che almeno uno dei due coniugi deve affrontare, a cominciare dal trovarsi un’altra casa.
Chiudiamo con una nota positiva legata alle aspettative di vita, che nel 2011 era di 84,5 anni per le donne e di 79,4 anni per gli uomini. Si vive sempre più a lungo dunque. E c’è solo da sperare che servizi sociali e sanitari adeguati sappiano accompagnare positivamente questa ulteriore fase di vita…
 

Condividi su

Lascia un commento

Dicci la tua! Scrivi nello spazio qui sotto cosa pensi dell’articolo, la tua opinione è importante per noi.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Iscriviti alla
newsletter

di Consumatori

Ricevi ogni mese via mail la rivista digitale e le notizie più interessanti